Wilco – Star Wars

by MonkeyBoy (Vinylistics)

31 Luglio 2015

Nel 2015 le pubblicazioni a sorpresa sono come gli scandali nel mondo del calcio: non fanno più notizia. Però quando il 17 luglio scorso senza preavviso i Wilco hanno annunciato l’uscita del loro nono album in studio Star Wars, nonostante l’assuefazione, il mondo dell’Internet è più o meno uscito fuori di testa e tutti giù a fare le cose pazze. Certo, il fatto che il disco sia (per un limitato periodo di tempo) scaricabile gratuitamente dal loro sito e che la band di Chicago mancasse dalle scene dal 2011 sono elementi che hanno contribuito a generare un hype illegale, ma dopo ti ci devi confrontare con queste aspettative. Poi, anche se sei uno dei se non IL gruppo americano più influente degli ultimi vent’anni, non puoi sbagliare il colpo altrimenti fai la figura dello stronzo. Già a partire dalla copertina che mischia insieme la cosa più cool che succederà quest’anno (il nuovo Star Wars ovviamente) con la cosa più uncool del nuovo millennio (cfr. gattini) è chiaro che i sei hanno voglia di fare i maranza, di confondere le acque e forse di stupire.

Non che dal 1994 – anno in cui nascono dalle ceneri della band alt-country degli Uncle Tupelo – i Wilco abbiano evitato sorprese e controversie. Celebre rimarrà il casino legato alla pubblicazione del loro indiscusso capolavoro Yankee Hotel Foxtrot del 2002, cui negli anni hanno cercato di dare un gemello di paragonabile spessore riuscendoci in parte con A Ghost Is Born (2004) ed in misura molto minore con Wilco (The Album) (2009) e l’ultimo The Whole Love di quattro anni fa. Il fatto è che se praticamente per ogni lavoro che fai cambi le coordinate e stravolgi quanto fatto fino ad allora – passando dal folk-rock al ‘dad rock’, dal country al rock alternativo e sperimentale – è chiaro che abitui un po’ tutti ad aspettarsi sempre qualche novità. Dopo numerosi cambi di formazione, Jeff Tweedy (voce, chitarra), Nels Cline (chitarra), John Stirrat (basso), Glenn Kotche (batteria), Pat Sansone (polistrumentista) e Mikael Jorgensen (tastiere) sono insieme ormai dal 2004 e per Star Wars vengono raggiunti in studio da Tom Schick che affianca Tweedy in fase di produzione. Questi ha passato gran parte degli ultimi mesi in tour col figlio Spencer per promuovere il loro esordio Sukierae che ha sicuramente influenzato il frontman nella scrittura di 11 brani eccezionalmente brevi (uno solo supera i 4 minuti) per un minutaggio complessivo di nemmeno 34 minuti. Mai vista una cosa del genere da quelle parti.

wilco_2015

La prima cosa che impressiona ascoltando quella sorta di intro che è EKG è la chitarra carica di effetto che taglia in ogni direzione il minuto e quindici di un brano assolutamente rock e dissonante, nemmeno fossero i Pixies dei tempi belli. La centralità delle sei corde di Nels Cline è confermata dalla successiva More… che, rumorosa e delicata al tempo stesso, alza decisamente i giri unendo alla già menzionata chitarra fuzzata quella acustica più tastiere ed un vaghissimo iniziale senso di glam (in questo caso un po’ folk). E lì per lì pensi, oh questi ci hanno provato con un inizio un po’ fuori range ma poi vedrai che tornano subito sui binari degli ultimi due/tre dischi e l’unica cosa a cui penseremo sarà che costume metterci per andare in spiaggia. E invece bam! Arriva Random Name Generator che non solo fa capire che a ‘sto giro sul glam-rock ci vanno giù pesante ma che è pure suonata fottutamente bene. Ha un’ottima parte ritmica, riverberi come se piovessero (anche su una parte vocale assai in confidenza), una struttura che va per addizione e che poi non cambia praticamente mai ma che funziona proprio per quello, e in cui Tweedy riesce pure a trovare il tempo di non prendersi sul serio e farsi beffe della sua nomea (“I change my name every once in a while”).

Difficile non procedere con un’analisi track-by-track....continua a leggere su Vinylistics

 
 
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