Apocalypse now

Il sempre inattuale “dark” sound

17 Febbraio 2015

Sono inattuale.

Fuoritempo, fuoriluogo.

Tanto inattuale
da selezionare ancora
trasgredendo le più elementari regole
del marketing in rete e nella radio -
suoni sconosciuti e oscuri
che fanno del "DoItYourself" la loro forza.

Musicisti che nel tempo dei selfie e del gossip
si nascondono dietro cappucci neri
che nel tempo dei camerini, dei backstage spiati
e dei palchi luccicanti dei talent show
stanno chiusi nelle loro camerette
illuminate solo dalla luce del monitor.

Perché questa musica ha questo di grande:
che non è mai in diretta televisiva
che non crea stars e spettatori
ma sa essere in diretta con la vita
di molti giovani, di identità "altre"
e con un sentire comune di precarietà
che non ha più frontiere.

E' un sentire comune che è ora
ma che è sempre stato
almeno fin da quell'urlo punk:
“No future!”

C'è lo stesso grido "now"
ma è un ritorno uguale e diverso.

E' il senso che il suono
e solo il suono
ha da sempre per me
e per le creature a me simili.

Quel condividere inquietudini e intimità
magari aiutandoci a guardare meglio
dentro il nostro cuore di tenebra.
E a vedere qualcosa nel buio
che sempre più fitto ci avvolge.

Soprattutto ora, proprio now.

ps) Diserzioni è sempre stata attratta dalla ricerca di suggestioni sonore che emergono nel buio, che urlano il disagio dentro più che fuori, ma non ama i soliti corsi e ricorsi storici, non ama i ritorni di epoche passate (anche le più amate come il post-punk o il dark) perché il suono introspettivo e oscuro ha in ogni epoca le sue teorie soniche. Prima si chiamava post-punk o dark ora post dubstep o bass o witch... ma queste definizioni poco importano, l'interessante è la ricerca, che mai si ferma, della chiave per scongiurare un'apocalisse.

 
 

 
 
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