Intervista ai Marlene Kuntz di Jessica Dainese

da Alias, Il Manifesto del 15 novembre 2014

21 Novembre 2014

Cuneo. Nell'inverno a cavallo tra il 1992 e il 1993 i membri di una sconosciuta band rock formatesi qualche anno prima decidono che è arrivato il momento cruciale: o la va o la spacca. Sono tutti “più o meno laureati” (Cristiano Godano, voce e chitarra, in Economia e Commercio; Riccardo Tesio, chitarra, in Ingegneria Elettronica; Luca Bergia, batteria, in Geologia), è tempo di pensare al futuro. Un ultimo tentativo con la musica e, in caso di insuccesso, l'eventualità di sciogliere il gruppo e trovarsi un “lavoro vero”.

Per fortuna loro, e nostra, il disco che costituisce la loro ultima chance ha un successo straordinario. Parliamo di Catartica, uno degli album più suggestivi e significativi di quella stagione così feconda per la musica indie italiana, il quale oggi compie vent'anni. E loro, che festeggiano anche i venticinque anni di carriera, sono ovviamente i Marlene Kuntz.

Per celebrare la ricorrenza la band ha deciso di regalare ai fan vecchi e nuovi un disco, Pansonica (che racchiude sette brani inediti - a parte Donna L - composti all'epoca di Catartica), e un tour (in cui suonano le canzoni di Catartica e di Pansonica). Della serie, non temiamo la nostalgia...

Qualche ora dopo l'intervista, chi scrive è testimone partecipe di un concerto strepitoso, in cui i Marlene suonano i brani vecchi con lo stesso slancio di allora, e la perizia accumulata in un quarto di secolo di carriera. Come vent'anni fa, la chitarra di Godano trasuda come una cavalla sotto il sole messicano. Ma-Ma-Marlene è ancora la migliore!

Sono seduta con Luca al bar dello stiloso Hotel Duomo di Rimini, chiacchierando sul nuovo tour (iniziato alla grande) ed altre cose, quando arriva Cristiano, scusandosi graziosamente per il ritardo (di pochi minuti). Da ultimo ci raggiunge Riccardo.

JD: Siete stati attaccati da alcuni vecchi fan per il vostro percorso artistico. Con questo tour credete di aver richiamato a voi i “critichini”?

Cristiano: Ieri c'erano delle facce più anziane, qualche nostalgico, però avevano una faccia talmente anziana che non penso siano dei “critichini”. Noi non li cerchiamo (gli ex-fan – ndr), c'è tra noi una cordiale e reciproca indifferenza.

JD: Le critiche via web che vi sono state mosse nel corso degli anni vi hanno fatto molto male... Ho chiesto ai miei contatti su Facebook: “cosa chiederesti ai Marlene?”. Mi hanno risposto cose tipo: “se hanno paura di diventare i nuovi Pooh” (risate collettive e cori di “che idiozia”, “che cagata” - ndr), oppure “quanto siete stati sopravvalutati?”. Poi ho letto, così a caso, sul web, critiche come “sbandata commerciale”, “sdegno vagamente snob”...

Cristiano: Sono tutti stupidi pregiudizi.
Luca: Non abbiamo voglia di aver a che fare con questa gente.

JD: Infatti mi sono chiesta perché avete scritto addirittura un brano, Ricovero Virtuale, su questo tema. Non è meglio lasciar perdere?

Cristiano: Eh... è che questa gente non mi verrebbe mai a chiedere in faccia se io mi sento candidato alla carriera di nuovo Pooh, o se sono uno sdegnoso snob. Me lo chiede su Internet, dietro ad uno schermo. Quella canzone nasce in questo senso di vago smarrimento al cospetto di una situazione nuova che è Internet, con tutta questa canea di gente sciocchina che dietro a degli schermi assume questa dimensione da protagonista. Tant'è che questo comportamento lo stanno cominciando ad analizzare i sociologi. Queste persone sicuramente nel corso del tempo spesso mi hanno succhiato molte energie.

JD: Ma dovete andare oltre, ignorarle...

Io le ignoro volentieri però... (pausa - ndr). Sappiano che il mondo della sinistra in genere non va avanti perché c'è sempre dissidio interno. Se tu vai nei siti delle grandi pop star, nessuno rompe i coglioni alle pop star, sono tutti più uniti. Se io mi disinteressassi di questa cosa, probabilmente lo farei sapendo che comunque il mio pubblico c'è... ma qui si LOTTA per non perdere il pubblico, e il pubblico è spesso fatto di gente che ha soltanto voglia di ostruire, di non costruire un bel nulla. Così facendo la scena rock italiana è destinata a non crescere mai.

JD: Perché hanno “preso di mira” voi?

Crisitano: Perché siamo un gruppo figo! (risate - ndr) Ma che vadano a farsi fottere! Nel sito di Ligabue non c'è gente che ce l'ha con lui. Invece da noi vengono a rompere i coglioni, perché SIAMO quel mondo lì, fatto di gente che distrugge. Ci sono un sacco di musicisti malmostosi che non vedrebbero l'ora di avere il nostro tipo di riscontro, e non ce la faranno mai perché sono malmostosi. E se ce la fanno, benvenuti nella dimensione delle baraonde.

JD: Cosa sarebbe successo se i Marlene si fossero sciolti prima di Catartica? Avete mai fantasticato su questo?

Cristiano: “Fantasticato” proprio no, sarebbe un incubo. Meglio che sia andata così, con questa bella carriera alla Pooh (risate - ndr). Non posso pensare di fare niente nella mia vita più bello di questo, è il coronamento del mio sogno.

JD: Avete da subito scelto di esprimervi nella vostra lingua madre, una scelta per niente scontata all'epoca, ed avete funto da modello per molte band formatesi in seguito...

Cristiano: Avevo fortunatamente un immaginario più complesso rispetto alle mie chance di tradurlo in inglese. Non ho un buon inglese.
Riccardo: È stata una scelta programmatica: il progetto dei Marlene Kuntz era fare rock in italiano, che non fosse però quello che c'era prima.
Luca: Anche se i CCCP ci piacevano un sacco.

JD: Da sempre i testi giocano un ruolo fondamentale nella vostra produzione artistica: da una parte troviamo termini ricercati, anche arcaici; dall'altra “slag giovanile”, parolacce, immagini carnali... Cosa è per voi la volgarità?

Cristiano: Mah... la volgarità nell'arte credo sia una faccenda molto personale. Siamo tutti contrari all'idea della censura, è l'artista che si pone i suoi limiti. Io se scrivo “cazzo” o “voglio una figa blu” evidentemente ritengo in quel frangente di non essere volgare, ma di essere funzionale a un mood che sto cercando di estrinsecare. In un contesto artistico per me sono volgari le cose che non sono realmente artistiche e magari pretendono di esserlo. Non è esattamente la parolaccia.

JD: Oggi i tuoi testi sembrano più semplici, più sinceri...

Cristiano: Non sono sicuro che mi interessi la sincerità. L'arte non ha bisogno di essere sincera. È un esito, un percorso. Dopo vent'anni so cosa fare, e a volte le cose arrivano con un esito più efficace, che sembra più semplice. Ma io a priori non mi pongo mai l'obbiettivo della semplicità. A priori so sempre che devo risolvere un problema: come scrivere un buon testo. Una volta erano testi complicati, ermetici... C'è gente che mi dice: perché non scrivi più ermetico? Io gli rispondo: ma io non ho mai voluto essere ermetico.

JD: Cosa è per te la donna?

Cristiano: Il contraltare maschile, qualcosa che nel bene e nel male controbilancia l'essenza maschile. Ci sono cose fantastiche che hanno a che fare con l'universo femminile, aspetti della sensibilità femminile che colpiscono perché hanno una natura più variegata di quella maschile. Però non mi piace l'idea di celebrare la figura femminile... è una cosa fantastica, ma...

JD: Ma i testi delle tue canzoni... “Sua maestà” (Sotto la luna), “Ape Regina Divina e Dorata”, “Creatura incantevole” (Seduzione)...

Ma c'è anche Donna L, che vorrei si levasse dai coglioni il più in fretta possibile... la odio Donna L... (risate di Luca e Riccado - ndr)

JD: Qual è stato il miglior consiglio che vostra madre o vostro padre vi ha mai dato? Qual è il migliore che potete dare ai vostri figli?

Luca: I miei bimbi sono piccolissimi. Più che consigli in questo momento sto cercando di capire come padre da cosa sono attratti, le loro passioni. Ad esempio, mio figlio Tommaso ama dipingere, disegnare. Sto cercando di assecondarli in questo.

JD: I tuoi l'avevano fatto con te?

Devo dire di no. Nella mia famiglia non c'è nessun musicista di professione, sono un mondo lontanissimo. Ma mia madre mi ha sempre lasciato fare. Mi ha dato un sacco di fiducia, e questa è una cosa che mi ha aiutato nella vita.

JD: Riccardo?

Riccardo: Mia figlia è ancora troppo piccola. Però sicuramente (le direi di) non aver paura. Credo che la generazione di oggi avrà più difficoltà rispetto a quelle che abbiamo avuto noi, e quindi (le direi di) non aver paura. Io da adolescente ero molto timoroso, di una timidezza... Mi dicevo: ma finita l'università dovrò trovarmi un lavoro, come faccio a MERITARMI dei soldi? Non mi sentivo all'altezza.

Cristiano: Sta diventando un'intervista veramente commovente (ride - ndr)
Luca: neanche Marzullo a questi livelli (ride -ndr)
Cristiano: sei riuscita a squarciare dei veli...

… e così, piano piano, sottovoce, concludiamo l'intervista.

(Sul sito ufficiale dei Marlene Kuntz potete trovare tutte le date del CATARTICA TOUR 994/014, che si concluderà il 20 dicembre. Dove è stato possibile, la band ha scelto di suonare negli stessi locali dove presentarono Catartica 20 anni fa, come il Velvet di Rimini e il Pedro di Padova).

 
 

Links utili:
Jessica Dainese su FB
CSO Pedro su FB
Evento FB

 
 

    foto

  • VSF*13 // Marlene Kuntz
    Caricamento galleria...
loading... loading...