"Suck it and see" Arctic Monkeys

Pare che siano circa 516 mila gli abitanti che popolano la città inglese di Sheffield. Tra questi, oltre a Joe Cocker e all'attore Sean Bean, ci sono pure Alex Turner, Jamie Cook, Nick O' Malley e Matt Helders: gli Arctic Monkeys appunto.

Per la loro nuova fatica, il quarto album "Suck it and see", i quattro sono volati a Los Angeles al Sound City Studio, e dietro al mixer si è comodamente seduto il produttore James Ford dei Simian Mobile Disco.
Il batterista Matt Helders mesi fa ci aveva avvisati: " sarà un disco più pop, piuttosto melodico e con tante canzoni in chiave maggiore, dunque ottimistiche." E così è.

L'ottima vena compositiva del cantante Alex Turner qui trova il suo apice con la ricerca di liriche eleganti e gentili; ci sono pezzi che strizzano l'occhio ai Beatles e a un certo rock in bilico tra i Sessanta e i Settanta. La freschezza degli esordi viene abbandonata, si fatica a trovare quei ritmi serrati e danzerecci, quella batteria sovrastante e a volte presuntuosa che caratterizzano il suono dei primi due album. Rimane poco anche di Humbug, il loro penultimo disco, prodotto da Josh Homme che li aveva guidati tra furori sabbathiani e ritmi pseudopschidelici.
Solo la traccia "Library Pictures" riesce ad unire in un colpo solo l'irruenza degli esordi con lo stoner di Humbug. Per il resto questo Suck it and see sembra proprio un album di transizione, un buon album, ben arrangiato e prodotto, dai suoni più morbidi e rotondi. Eppure non mi convince appieno, come se alcune soluzioni stilistiche non fossero completamente a fuoco (vedi la traccia d'apertura "She's thunderstorms"che ricorda tanto gli Oasis).

Suck it and see significa "prova qualcosa mai fatto prima e scopri se è di tuo gradimento o se funzionerà". Non lo so se funzionerà questo album, ma so che le scimmiette artiche ci provano sempre a fare qualcosa di nuovo, mettendosi costantemente in discussione. E ricordiamoci che i quattro componenti, messi assieme, superano di poco i cent'anni :)