Intervista ai Plutonium Baby

10 Gennaio 2014

“Welcome ti The Weird Word” è l’esordio dei Plutonium Baby, uscito alla fine del 2013 per Vida Loca Records. Un disco energico e ricco di melodie baldanzose,  punk e wave insomma per la band di Roma, nata da un’esplosiva e riuscita commistione tra elementi dei gruppi già noti:  Motorama e Cactus. Rispondono alle mie domande Daniela (chitarra, voce e synth) e Fil (synth, voce e chitarra), due su tre del gruppo Plutonium Baby di cui completa la band il batterista Federico.

Il vostro primo album “Welcome To The Weird World” è intriso di colori luccicanti che già dal primo impatto immergono l’ascoltatore nell’esaltazione del ritmo punk, new wave e rock’n’roll, incalzando tutto d’un fiato per ottenere un effetto di pura energia. Come avete calibrato gli ingredienti così bene tanto da ottenere la vostra miscela esplosiva?

Daniela: Il suono per noi è fondamentale e prestiamo un’attenzione quasi maniacale a bilanciare i vari ingredienti per ottenere il risultato che vogliamo, guidati soprattutto dal nostro gusto personale. Abbiamo suonato i pezzi come se fossero dal vivo per mantenere l’impatto live, poi ci abbiamo lavorato con le sovra incisioni cercando di curare e far risaltare quello che ci interessava di più. In tutto questo è stato prezioso l’aiuto di Alex Vargiu e di Mirko del Panic Studio che hanno capito perfettamente quello che volevamo e hanno dato un importante contributo per trovare il suono giusto.

Quando tornate a pensare ai vostri gruppi precedenti a questo, ovvero Motorama e Cactus, cosa pensate di aver tenuto caro e cosa di aver eliminato, rispetto al vostro modo di comporre, per i Plutonium Baby?

Fil: Dei nostri gruppi precedenti abbiamo mantenuto sicuramente la carica, l’impatto e parte del suono grezzo di derivazione garage e punk-wave. Abbiamo ridotto la componente più ossessiva e oscura che ha caratterizzato, anche se in modo diverso, entrambi i nostri gruppi e abbiamo lasciato spazio a riff più giocosi e melodici, agli intrecci di voci e strumenti. Anche l’uso delle voci segna una differenza con i nostri gruppi precedenti. In effetti, quando sono nati i Plutonium Baby, l’idea era proprio quella di dare più spazio alla parte vocale e cercare di controbilanciare i nostri cantati urlati con linee più melodiche, doppie voci, cori, ecc. Registrarle è stato divertente perché era una cosa che non avevamo mai fatto prima, almeno non in questo modo e non sapevamo quale potesse essere il risultato.

Come nasce l’idea di gruppo? Come vi siete conosciuti voi tre?
F.: Siamo vecchie conoscenze ormai. Daniela ed io ci siamo conosciuti ad una serata in cui suonavamo entrambi, ognuno con il suo gruppo e da allora abbiamo condiviso la vita e qualche band. Con Federico invece ci siamo conosciuti alla fine del vecchio millennio e subito dopo sono nati i Cactus.

D.: L’idea di fondare i Plutonium Baby è nata subito dopo l’ultimo tour in Francia con Motorama / Margaret Doll Rod. Avevo bisogno di fare qualcosa di nuovo e, soprattutto, da quando si erano sciolti i Parboiled, band che ho condiviso con Filippo tra il 1999 e il 2004, mi era rimasta la voglia di avere una line-up con il synth e più voci. Synth-punk combinato con garage. Così abbiamo cominciato a provare io, Donatella (al tempo batterista delle Motorama) e Filippo. Poi, dopo meno di un anno, Donatella ha appeso le sue bacchette al chiodo ed ha lasciato il posto a Federico.

Ogni singolo componente che caratteristiche caratteriali ha e cosa vi unisce?
F.: Tra di noi Daniela è sicuramente quella più propositiva e trascinatrice: è una locomotiva che sbuffa riff e mille scintille colorate. È lei che cura magnificamente anche tutta la parte grafica.

D.: Fil Sharp si chiama così per via non solo dell’aspetto ‘spigoloso’, ma anche del carattere pungente, e non dimentichiamoci che alla fine rimane sempre un cactus… Lui è lo sperimentatore sci-fi del gruppo, il manipolatore-maniaco di suoni e oggetti elettronici non ben identificati mentre Federico, all’apparenza tenebroso e un po’ vampiresco, non dà facilmente confidenza agli sconosciuti, ma in saletta si trasforma nell’Uomo da Circo e ci intrattiene con le sue ritmiche acrobatiche e canzonette imprevedibili. Quello che ci unisce alla fine sono tre passioni: buon cibo, vino rosso e musica.

Quali gruppi avete amato allo stesso modo, anche prima di conoscervi?

F.: Prima di conoscerci, quindi più di quindici anni fa, abbiamo amato Stooges, Joy Division, Violent Femmes, The Fall, Modern Lovers, Oblivians, Ramones, Velvet Underground, Sonic Youth. Dopo anche, insieme a tante altre cose.

“The twilight zone” risale al 2010 quando ancora forse l’idea di un disco non si era concretizzata. Come venne fuori quel primo pezzo?

D.: Sì, infatti era un pezzo che avevo in testa da tempo e che ho provato a suonare prima con le Motorama, ma il risultato non mi convinceva. Ma forse era semplicemente una questione di tempo, perché poi provandolo con i Plutonium Baby ha assunto lo spirito giusto.

“Russian spy” ha un ritmo ansiogeno, molto ricco di risvolti sulla stessa coperta… Come nasce?

D.: Nasce, come molti nostri pezzi, da un riff di chitarra accompagnato, in questo caso, da una ritmica incalzante e un po’ marziale. È vero, è un pezzo molto ansiogeno, tant’è che non sempre ho voglia di suonarlo proprio per lo stato emotivo in cui mi proietta. L’apertura sul finale però è sempre piacevole perché è una sorta di inno liberatorio e fa da ansiolitico.

“I feel lonely” dà una meravigliosa sensazione di felicità con l’idea floreale e sorridente di un mondo tutto da colorare. La canzone più pop del disco. Come viene fuori?

F.: Viene fuori che la musica si prende gioco di un testo grigio e incupito e lo colora con ritornelli e coretti spensierati. Una volta tanto.

“Adelina” è la banda che arriva alla festa e travolge il gruppo con la propria esuberanza. Questa canzone ha una faccia da singolo e come b-side metterei “Supercycle”. Cosa ne pensi? E se vuoi raccontarci qualche particolare di queste canzoni.

D.: Sì, potrebbe essere un bel singolo! Non a caso queste due canzoni sono contemporanee. Sono nate in un periodo in cui io, Fil e Federico ci vedevamo in sala per suonare ancora ignari che saremmo diventati i Plutonium Baby. Sperimentavamo varie combinazioni scambiandoci gli strumenti. Ad esempio su “Adelina” suonavo il basso e la canzone nasce da un riff di basso che poi ho riportato sulla chitarra, mentre “Supercycle” è nata mentre giocherellavo a fare i Suicide con il synth. Ovviamente quelli erano dei buoni spunti, poi per farli diventare belle canzoni sono stati indispensabili anche Fil e Fede.

Dove e come è stato registrato il disco?

F.: Un po’ al Panic Studio di Roma, un po’ a casa e un po’ nella nostra sala prove. Mirko e Alex Vargiu hanno registrato le batterie, le chitarre e diverse voci in studio, aiutandoci a tirare fuori il suono giusto. A casa ci siamo dedicati ai synth e organi vari, altre voci e cori. Il missaggio finale lo abbiamo fatto con Mirko.

Quale canzone è stata complicata da portare a termine in fase di registrazione?

F.: Le registrazioni al Panic Studio sono state fatte in due giorni e sono andate lisce come l’olio. Le complicazioni sono cominciate dopo e hanno riguardato un po’ tutti i pezzi, per trovare i suoni giusti per tastiere e voci e per bilanciare il tutto in maniera che ci soddisfacesse pienamente.

Paulette Du si è occupata della grafica del disco. Come avete lavorato assieme?

F.: Beh, non è stato difficile: Black Guitarra = Paulette Du! 

D.: Sì, come al solito, mi sono occupata io della grafica. I due ragazzi mi hanno lasciato carta bianca, anche quando si sono visti diventare verdi in faccia! L’artwork di “Welcome to the Weird World” è il primo di una serie che sto ultimando intitolata “Weird Worlds” e che ne include altri tre: l’artwork per il debut album di Pink Metal, la nuova band di Margaret Doll Rod, quello del prossimo album dei nostri amici Mitomani e quello del nostro primo singolo che risale al 2011 e che ne è il capostipite. La copertina ci ritrae sputati dalla bocca della Terra, nel Nuovo Mondo. Non sappiamo se sia l’Inferno o il Paradiso, di certo è una realtà parallela, o semplicemente una nostra percezione della realtà, in cui il nostro DNA ha subito una mutazione.  Sul retro, la palla nera, vecchia, pesante, fumante, è la Terra, Paradiso Infernale.

Chi è stato fondamentale per la buona riuscita del disco?

D.: È stato fondamentale avere e seguire un’idea precisa di quello che volevamo, pur rimanendo aperti ad eventuali “novità” e cambiamenti lungo il percorso. Le registrazioni infatti sono state anche spunto per nuove idee che non abbiamo esitato ad accogliere.

Da qualche giorno è uscita la versione vinile del disco. Come possiamo trovarlo, concludendo? Per quali etichette e su quali portali?

D.: Vinile e cd sono entrambi usciti per Vida Loca Records di Giulia Vallicelli che ha già prodotto in passato alcuni dischi delle Motorama e tante altre belle cose, perciò per chi volesse acquistare “Welcome to the Weird World”, può richiederlo a  Vida Loca, a noi o nei migliori (!) negozi di dischi. Qui a Roma lo trovate da Soul Food, Hellnation, Radiation, Alpacha Distro e Transmission. Se vi accontentate della versione digitale, allora potete scaricarla o semplicemente ascoltarla sul web a questi indirizzi: http://vidalocarecords.bandcamp.com/ http://www.cdbaby.com/cd/plutoniumbaby

Avete delle date da ricordare? E magari sarebbe bello conoscere anche un vostro sito e riferimento.
Il 24 gennaio saremo a Pesaro al Circolo Mengaroni, il 25 gennaio a Legnano al White Rabbit e il 13 Febbraio suoniamo al Forte Prenestino di Roma. Da aprile saremo in tour in Francia. A questo indirizzo potrete trovare info e news su di noi: www.facebook.com/plutoniumbaby e questa è la nostra email: [email protected]

Francesca Ognibene

 
 
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