Florence Welch - L’indie è femmina

di Aria, Vinylistics

2 Dicembre 2013

Lei ha deciso di prendersi il cosiddetto anno sabbatico, io, che la reputo la regina dell’indie e di un intero mondo parallelo in questo universo, ho deciso di volerla ricordare in attesa di altre grandi cose e di recensirne la carriera fino a qui. Perché? Perché è stata la donna più determinante e ispiratrice di grandi lanci nella musica tutta al femminile degli ultimi due anni, con una voce indescrivibile e un’aura di graziosità e meraviglia che ha fatto innamorare tutti.

La nostra Florence.

La nostra fanciulla altro non poteva essere che inglese, nata a Camberwell nel sud di Londra da madre insegnante universitaria e padre dirigente pubblicitario dai trascorsi punk che hanno fortemente influenzato anche la bella Florence. Infatti dopo aver abbandonato il “Camberwell College of Arts” si dedica completamente alla musica formando un duo con la sua compagna di college Isabella Summer detta Machine (vi dice forse qualcosa questo?). Le due fanno sul serio, tanto che riescono a registrare anche un album insieme ad una band chiamata Ashok. Il problema è che il progetto verrà stroncato sul nascere quando Florence si renderà conto di sentirsi fuori posto abbandonando cosi la band e cominciando a muovere i primi passi da sola.

Ora starete pensando “e meno male che facevano sul serio”. Cosa volete che vi dica.. Artisti!

Con la decisione di mettersi in proprio riprende anche il suo vecchio nome di quando duettava con la compagna di college, facendosi chiamare ufficialmente e definitivamente Florence And The Machine (“Aaahh”, direte voi). Ma la nostra ragazza è una tipa un po’ bricconcella e sapete come si è fatta notare da Mairead Nash (del duo Queens Of Noize)? Era nel bagno di un locale, leggermente ubriaca, che cantava una cover di Something’s Got A Hold On Me di Etta James. Mairead Nash la sentì e divento così la sua manager. (Giusto per dire, come vedete non sempre gli effetti dell’alcool sono tutti negativi!)

Il 6 luglio 2009 pubblica il suo primo album con la Island Records, intitolato Lungs. Subito apprezzato dalla stampa, entra immediatamente nella chart inglese piazzandosi al secondo posto, niente meno che sotto Michael Jackson, all’epoca da poco deceduto. Ora possiamo dirlo con fermezza, la ragazza fa sul serio! Infatti con quest’album, l’anno successivo viene nominata ai Grammy come “Best New Artist” e l’album porta a casa il premio “MasterCard British Album” ai BRIT Awards.

Ma come dicevo prima, proprio tutti si sono innamorati di lei. Tanto che molti brani di questo album sono stati usati in vari film e serie televisive come Grey’s Anatomy, Gossip Girl, The Vampire Diaries, V, Nikita e My Life As Liz. Inoltre nel 2010 arriva anche la partecipazione come colonna sonora al terzo episodio della serie cinematografica Twilight, in Eclipse col brano Heavy In Your Arms. Anche il brano Dog Days Are Over viene usato come colonna sonora per un altro film, Jennifer’s Body.

Quest’album Ha davvero Spacaaaato! (cit. Mika e il suo italiano)

Però diciamocelo chiaramente, ci sono solo due modi di prendere questo disco: bene o male. Non esistono vie di mezzo per un lavoro prodotto e confezionato alla perfezione come questo. Tanto che potrebbe irritare qualcuno e far nascere in questo qualcuno l’ossessione di voler trovare per forza delle pecche. Pecche difficili da trovare, è questo il bello (o il brutto). Sì, perché Fiorenza non è solo una “bella voce” (dio mi perdoni per essere stata così riduttiva). E’ una bella immagine, un’atmosfera, una figura che contiene tutti e cinque i sensi ben dipinti e intrecciati tra loro. Diciamo chiaramente che non è neanche una da Miss Italia ma l’insieme la rende perfetta. Tutto questo stile dark e raffinato accompagnato da una voce sognante e le unghie sempre perfette possono far sembrare il tutto un po’ finto. Un po’ da prodotto d’industria ben venduto al pubblico. E prodotto d’industria sicuramente lo è ma ditemi voi chi tra gli artisti non è un po’ figlio di un’idea di marketing. Il punto è che quando dietro c’è una voce così imponente e soave come quella di Florence, una presenza scenica come la sua e il suo fascino da donna rossa naturale e misteriosa, a tutta l’idea industriale che c’è dietro viene dato un calcio. E così non rimane altro che lei e il suo dico: Lungs, appunto.

13 sono le tracce e qui mi viene un po’ da ridere (o da piangere, sono ancora indecisa) perchè se penso che tra i primi cinque singoli lanciati prima dell’uscita dell’album, qui in Italia abbiamo preferito tra tutti You’ve Got The Love mi (de)cadono le braccia. Siamo sempre i numeri uno a riconoscere tra tante perle quella più commerciale e sputtanabile. Se pensiamo già solo al brano di apertura Dog Days Are Over che tra arpeggi sognanti e la magica voce della Rossa ci trasporta come in un altro mondo, come in un sogno su prati verdi in mezzo a fiori e cascate, il cuore non potrà fare altro che battere e su questa scia proseguire con Rabbit Heart che come un giorno di festa ci confonde con le sue musiche incantate per poi dirci “Chi è il coltello e chi è l’agnello”. Ed è ora che il disco diventa spiazzante. Perché a queste musiche così leggere, ariose, sicuramente impregnate del pop più puro, si alternano atmosfere cupe e di tremori, seppur tutti i brani presentino sempre dei ritmi incalzanti. Questo è un album ricco di sensazioni e generi diversi. Basta pensare a Girl With One Eye dove il blues la fa da padrone e la voce di Florence è davvero eccitante. Oppure la cupissima Blinding. E poi trovare meraviglie come Cosmic Love e My Boy Builds Coffins dove non potrete fare altre che farvi invadere da brividi e sentirvi parte di qualcosa molto più grande di voi.

Ma a chi accusa questa donna di essere troppo ben confezionata, troppo perfetta, troppo finta, lei ha saputo rispondere scatenandosi sulle note di Kiss With A Fist. Qui sotto ve la ripropongo in un live, più sfatta e vera che mai.

L’album è riuscito a riscuotere talmente tanto successo che Florence ha dovuto allungare e intensificare le date dei vari tour in giro per il mondo, posticipando così l’uscita del secondo album al quale ha lavorato praticamente nelle pause tra un concerto e l’altro. Così il 28 ottobre 2011, sempre con l’etichetta Island Records esce Ceremonials, secondo album definito dalla cantante stessa “una versione rivisitata e migliorata di Lungs“. Carico di aspettative, il secondo disco di Florence si presenta davvero come un lavoro più maturo e migliorato anche sotto l’aspetto tecnico. Per questo lavoro così come per il primo, la bella Rossa recluta il produttore Paul Epworth che diventa co-autore di ben 7 brani del disco. Ceremonials è un disco rock ma dalle sonorità profonde e dalle atmosfere gotiche dove è facile ritrovare più volte il soul o il gospel. Insomma, un disco molto più complesso e compatto allo stesso tempo. Non ci resta quindi che farci coinvolgere dalle 12 tracce.

L’apertura dell’album con i primi due brani Only If For A Night e Shake It Out (uno dei singoli che ha preceduto l’uscita del disco) non è molto convincente e non fa ancora ben capire quali siano le intenzioni della Welch in questo lavoro. Ma con What The Water Gave Me tutto appare magicamente chiaro: il titolo prende nome da un quadro di Frida Kahlo e parla dell’acqua in tutte le sue varie forme, proprio perché per Florence l’acqua è l’elemento essenziale nell’arte e nella vita. Così ampia e piena, in un crescendo continuo la voce di Florence esplode e si libera tra gli arpeggi e le chitarre che l’accompagnano in questa canzone che sotto sotto sa anche un po’ di amaro. (Molte delle canzoni di questo album, tra cui anche questa, sono state ispirate alla cantante dal suicidio di Virginia Woolf) Rimanendo sullo stesso tema troviamo Never Let Me Go dove la delicata voce di Florence, inizialmente accompagnata solo dal piano, descrive l’esperienza dell’annegamento vista, da una parte, quasi come una cosa naturale, perché lasciarsi andare in acqua è l’unica cosa che si può fare, e dall’altra l’inquietudine e la pericolosità di questo elemento. Spezza questo andamento Breaking Down che, titolo a parte, è una gran bella canzone dalle atmosfere da vecchi film anni ’60. Degne di nota sono anche Seven Devils, All This And Haven Too la canzone più allegra dell’album che sembra riportarci a Lungs e infine No Light, No Light che per tanto tempo ho avuto nel cuore.

Insomma, l’album non ci mostra nulla di nuovo che non avessimo già sentito in Lungs ma abbiamo avuto un’ulteriore prova della bravura di questa donna e della sua sensibilità da songwriter che si è esposta con questo lavoro a 360°. Da questo momento non si torna più indietro e le aspettative saranno sempre più alte nei suoi confronti.

Un’artista come lei è davvero difficile da odiare eppure chi non la sopporta c’è, ritenendola non abbastanza brava o troppo costruita e snob. Del resto il mondo è bello perché vario.. che poi io sono il bene e chi la critica è il male è solo un dettaglio.

Per chi come me è in trepida attesa per l’uscita del terzo album, può stare tranquillo: questo è un finto anno sabbatico per Fiorenza, infatti voci indiscrete hanno già annunciato una superbomba in pentola che potrebbe essere qualcosa del tutto nuovo rispetto a ciò che abbiamo sentito fino ad ora.

Per smentire ulteriormente il suo riposo ho un’altra notiziona da spararvi: a quanto pare la vedremo nella nuova trilogia di Guerre Stellari nelle vesti di un ruolo ancora non noto.

Nuovo disco previsto probabilmente nel 2014, un ruolo in Guerre Stellari nei futuri episodi del 2015-2017-2019…altro che risposo. E tenetelo bene a mente, Vinylistics ve l’ha detto prima.

 
 

Tratto da:
http://vinylistics.altervista.org

 
 
loading... loading...