East Rodeo live report

Summer Student Festival, Golena San Massimo, Padova (PD) - 31 Maggio 2011

7 Giugno 2011

Cos'era? Il 2003? Forse 2004?
Kolo, il primo album degli East Rodeo, ci aveva lasciati tutti un po' interdetti e per le nostre orecchie era stato un periodo di grandi novità. In molti sostenevano che non rendesse come facevano le loro esibizioni dal vivo. Effettivamente limitarsi al cd, nel loro caso, era come bere del prosecco millesimato su un bicchiere di plastica.

Nel 2009 avevano pubblicato, con una coproduzione della Trovarobato, il loro secondo album mixato da un pezzo grosso come Favero: Dear Violence.
Interludi free jazz, pezzi simili a filastrocche, altri brani dal sottofondo tribale.
Suono sincopato, sterzate balcaniche, escursioni sperimentali, unione contrastata tra est e ovest, due italiani contro due croati. Questi erano gli East Rodeo. Almeno così me li ricordavo. Più o meno.

Poi qualche mese fa, mentre si discuteva dell'uscita del loro nuovo album, qualcuno mi ha detto che nulla nella vita rimane uguale, che tutto cambia. Continuamente.
“Guarda – mi dice un ragazzino alto, con la barba, molto hipster – secondo me non li riconoscerai. Son cambiati a manetta”.
Ok. Non so chi sei. Faccio finta di crederti.

È Martedì 31 Maggio 2011. Gli esami sono dopodomani, ma ci sono troppe cose belle da vedere per rimanere a casa. Parto da casa sapendo di essere già in ritardo. Direzione Summer Student Festival.
Corri forte ragazzo corri” che il concerto è già iniziato e Beniamino Noia ha già finito da un pezzo.
Cade qualche goccia di pioggia. Sono attimi di paura. Poi smette, ma il tempo continua ad essere una merda.

Sul  palco, in ordine, salgono: Nenad Sinkauz (chitarra e voce),  Alfonso Santimone (tastiere e diavolerie elettroniche),  Alen Sinkauz (basso) e ultimo Federico Scettri (batteria). Sono loro: gli East Rodeo. Li riconosco dai volti. Non dai suoni.
Il ragazzino hipster aveva ragione.
Si comincia con dei sospiri avvolti in un tappeto quasi ambient, con dei suoni sussurrati che si impennano.  Capisco che devo prepararmi alla sperimentazione e che devo fare tabula rasa dell'idea che avevo di loro.
Un “Don't wait” ripetuto ipnoticamente, quasi fosse un monito, mi stordisce. In pieno trip uditivo vedo un ragazzo che apre lo zaino e vende ciliegie. Mi mancava, il pusher di cherry, mi mancava.
Dal palco parte un altro pezzo. Sembrano i Fugazi accoppiati con i Battles.
Penso che le svolte nella vita possano riservare delle belle sorprese, come questi nuovi East Rodeo.
Ovviamente appena finisco di elucubrare loro annunciano: “Adesso facciamo un pezzo conosciuto” e il cantante comincia a dire cose incomprensibili in un metalinguaggio quasi infantile.
Un pezzo che da solo vale tutto il concerto.

Se il dio onnipotente cancella il presente,
io, capo dello stato, mi occupo del passato.
E davanti al futuro costruisco un muro...
Vi rimane il nulla da riempire
con la vostra speranza che è l'ultima a morire
e finché è viva la speranza vivo anch'io
più forte di dio...

La platea si gasa. Applausi.
Il pezzo successivo è un lento, ma dura solo il tempo di un respiro. C'è un intermezzo: Alen chiede che cosa significhi l'etichetta “free balcanico” che è stata appiccicata agli East Rodeo: “Forse Asparagi con agnello e branzino?” Sono attimi di incomprensione.

Mentre il cantante urla “I can't get enought” mi accorgo che il cielo è di un arancione Pisapia. Ricomincia a piovere.
Molti scappano, qualcuno apre gli ombrelli. Noi ne abbiamo uno da cinque centimetri quadri e siamo in sei. È tigrato e leopardato, praticamente la morte dell'estetica occidentale.
Niente.
Piove troppo.
Scappiamo.
Alle spalle ci lasciamo il suono di un carillon.
L'ultimo ricordo sonoro di una giornata da ricordare.

 
 

Credits:

Testo: Marco Maschietto
Foto: Gil Frison
Video: Campa

Link utili:
Summer Student Festival
East Rodeo su Myspace
Asu
 

 
 

    video

  • East Rodeo live @ Summer Student Festival 2011
  • foto

  • East Rodeo in concerto 31 maggio 2011
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