Mercoledì 11 dicembre
ore 20:30
Centro sociale Rivolta
Via Fratelli Bandiera (Marghera)

Presentazione del libro Mi cercarono l’anima. Storia di Stefano Cucchi di Duccio Facchini.

Ne discutono con l'autore Giuseppe Romano, avvocato e Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi

A cura dell’associazione SOS Diritti e del Centro Sociale Rivolta

L'incontro è uno degli appuntamenti di "Umani sono i diritti", un'iniziativa promossa dal Centro Pace del Comune di Venezia. Libri, musica, teatro per un impegno concreto nella promozione dei diritti umani. (umanisonoidiritti.blogspot.it)

Links utili:
perstefanocucchi.blogspot.it

Copertina del libro Mi cercarono l'anima
Mi cercarono l'anima - Storia di Stefano Cucchi

di Duccio Facchini

Prefazione di Luigi Manconi e Valentina Calderone
La ricostruzione puntigliosa della vicenda Cucchi: dalla battaglia per la verità della famiglia alle responsabilità dello Stato

Presunta morte naturale” è l’epitaffio di Stefano Cucchi, morto a Roma il 22 ottobre 2009 all’ospedale-carcere “Sandro Pertini”. Una settimana prima era stato arrestato per spaccio: sette giorni nelle mani dello Stato, dai carabinieri alla polizia penitenziaria, dai magistrati ai medici di carcere e ospedale.

La famiglia lo rivedrà dietro una teca di vetro: sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Ma lo Stato, dopo averla alzata, nasconde la mano, negando la propria responsabilità. Ne è prova la sentenza di primo grado del processo, che commina pene lievi ai medici, assolvendo i tre agenti di polizia penitenziaria imputati solo per lesioni. Il pestaggio, infatti, è riconosciuto ma resta “orfano”. Un’inchiesta dalla parte dei “vinti” che - minuto per minuto, attore per attore - recupera le testimonianze accantonate, le ragioni delle parti civili e depura i fatti da ogni omissione. Ma non solo: affronta temi quali l’“esercizio esclusivo della forza” da parte dello Stato, il reato di tortura, la legge Fini-Giovanardi sulle droghe.

Duccio Facchini scrive dal 2011 per il mensile "Altreconomia". È coautore del libro “Armi, un affare di Stato” (Chiarelettere 2012). Fa parte dell’associazione “Qui Lecco Libera”.

Testi di Ilaria e Giovanni Cucchi, Patrizio Gonnella (Antigone), Mauro Palma (giurista) e Lorenzo Guadagnucci (giornalista).

192 pagine, 14,00 euro

Stefano Cucchi, geometra trentunenne con la passione per la boxe, muore a Roma il 22 ottobre 2009, nel letto del presidio ospedaliero protetto Sandro Pertini per "presunta morte naturale". Una settimana prima era stato arrestato per possesso di sostanze stupefacenti. Per 7 giorni resterà nelle mani dello Stato: dai Carabinieri alla Polizia penitenziaria, dai funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria al magistrato che ne convalida il fermo per direttissima, dai medici del carcere di Regina Coeli e dell'ospedale Fatebenefratelli al personale del presidio Pertini. In 7 giorni, prima di morire, perderà quasi 10 kg. La famiglia lo rivedrà solo dopo la morte, dietro a una teca di vetro: sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Dopo tre anni e mezzo di processo, la recente sentenza commina condanne lievi ai medici, assoluzione per tutti gli altri, compresi i tre agenti di Polizia penitenziaria accusati di aver pestato Cucchi nelle celle di sicurezza del tribunale di piazzale Clodio, in attesa dell’udienza.

Questa è la ricostruzione dei fatti dalla parte dei "vinti": una versione autentica, aggiornata, puntigliosa e fedele - minuto per minuto, attore per attore - di che cosa accadde tra l’arresto di Stefano e la sua morte. Un libro che - dopo quattro anni esatti, recuperando testimonianze di fatto accantonate - depura i fatti dai silenzi e dalle omissioni, e restituisce dignità alle parole della famiglia Cucchi, che - come in un amaro controcanto - racconta quei 7 giorni kafkiani. Il testo non solo ripercorre la "cronaca" di quei giorni attraverso i passaggi processuali approfonditi con il legale della famiglia di Stefano, Fabio Anselmo, ma racconta - grazie al contributo schietto e mai retorico della sua famiglia - la persona Stefano Cucchi, con la sua umanità e le sue debolezze. C'è di più, alcuni paragrafi sono dedicati ai "nodi" che Stefano Cucchi, lungo il percorso che l’ha portato alla morte, non ha potuto sciogliere: la normativa in materia di sostanze stupefacenti; lo scollamento della "catena di comando" tra i molteplici pezzi di Stato (medici, agenti, magistrati, infermieri, funzionari); la questione del reato di tortura, la cui mancanza misura l'arretratezza giuridica del Paese. Ultimo ma non meno importante, l'"esercizio esclusivo della forza" da parte dello Stato - e il suo abuso - che è invece il tema sotteso all'intero libro.

 
 

 
 
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