The Death Of Anna Karina

Unwound, Padova - 15 aprile 2011

16 Aprile 2011

Pubblico sparuto per il ritorno a Padova dei The Death Of Anna Karina, ma la prima serata della stagione dal clima semi-estivo non era certo un incentivo a rinchiudersi all’interno di un ex-capannone industriale come l’Unwound.

Per chi scrive l’attesa era piuttosto elevata: l’ultima fatica dei TDOAK, "Lacrima/Pantera", rotea da tempo all’interno del mio lettore e ci sono i presupposti per cui possa continuare a stazionarci ancora a lungo.

Il passaggio alla lingua italiana, forse la più significativa tra le novità introdotte rispetto al precedente "New Liberalistic Pleasure" (2006), rappresenta una svolta potenzialmente carica di rischi: il confronto con la lingua madre espone la band, e impone all’ascoltatore, paragoni scomodi con realtà ingombranti del panorama nostrano quali Massimo Volume (di "Stanze", soprattutto) e Teatro Degli Orrori, realtà francamente difficili da non citare dopo l’ascolto di un album come "Lacrima/Pantera". I TDOAK però affrontano la sfida con consapevolezza, mostrando spiccata personalità sia nei contenuti che nella forma, proponendo una scrittura ispirata e tesa, colta e nervosa, lucida e provocatoria, ben integrata a composizioni strumentali che mostrano anch’esse una maturazione decisamente degna di nota. Il concerto: un set di 45 minuti, compatto ma non monocorde, nessun bis, un’unica pausa di respiro sfruttata dal chitarrista Zanna per ricordare ai presenti l’imminente processo di appello riguardo l’uccisione di Federico Aldrovandi, previsto per questo maggio, vicenda a cui i TDOAK hanno dedicato la loro "Vile Omicidio". 45 brevi minuti di intensità sconcertante, emozionali, rumorosi, vibranti, con i brani di "Lacrima/Pantera" a dimostrare tutta la loro validità anche in un contesto live.

Sezione ritmica di indubbia potenza espressiva, su cui Andrea innesta, declamandole, liriche con una teatralità e un trasporto in grado di tenere sempre alta l’attenzione del pubblico, passando da docili sussurri a detonazioni growl-like assecondando al meglio le lancinanti sfuriate chitarristiche di Zanna, eccellente tessitore di trame (dis)armoniche. I pezzi scorrono rapidi e con ben poche variazioni rispetto al disco, ma guadagnano in compenso della notevolissima presenza scenica della band, convinta e decisamente a suo agio nel proporre il proprio lavoro dall’alto di un palco.

La chiusura è tutta per la batteria di Adriano, con le chitarre lasciate a terra a risuonare incontrollate e i restanti TDOAK seduti attorno al loro metronomo imbizzarrito, che si congeda portando con se, nel proprio mondo fatto di fill schizofrenici e di pelli percosse come se fossero colpevoli di tutti i mali della terra, i pochi ma entusiasti spettatori che, ne sono ragionevolmente certo, sono usciti più che appagati dallo spettacolo offerto loro dai The Death Of Anna Karina.

Michele Berlingeri per Sherwood Live Reporter

 
 
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