ManzOni, Chioggialab, 26.2.2011

28 Febbraio 2011

In un giorno sono arrivati i cd e la trattazione su Rolling Stone, alle 23.33 i ManzOni salgono sul palchetto di Chioggialab davanti a un pubblico più folto, convinto e chissà, forse coinvolto dell’ultima volta. Siamo in diretta e cominciano coi Resti, poi l’Astronave una dietro l’altra, Emilio riverbera che manco gli Explosions e c’è un silenzio irreale, tutti assorti. Ops, ho parlato troppo presto, la chitarra di Ummer riporta i volumi al loro posto, quelli dei suoni e non delle chiacchiere.
Finalmente il postrock sull’ultima rullata di Fiorenzo, c’è gente anche fuori, due luci sopra il palco introducono Ho paura, Gigi caracolla “anzi non me ne frega un cazzo giuro” e la voce s’impenna, l’uomo contorto come olivo francescano, i loop padroni e gli applausi scrosciano. Maledetto disco pieno che non mi fa postare una foto, una nuova canzone bellissima sui morti e il paradiso, sempre il padre e la madre, è lenta e quattro cinque file di persone sono composte con pochi andirivieni, addirittura Emilio alla batteria, Gigi finisce la sua parte e passeggia lasciando il campo ai “ragazzi” come li ha definiti Beppe Fabris sulla carta giusto poche ore fa, fragrante di edicola, Tenca riprende proprio mentre una combriccola ridanciana non se ne cura, se questo è il buongiorno a casa figuriamoci fuori, “e il paradiso già non c’è più”, gli strumenti cambiano di mano a velocità vorticosa, si scommette su quale è la prossima, vince inopinatamente Confessione e tutti dovrebbero stare zitti perdio, anche le bottiglie di birra non tintinnare mentre dietro il mixer si parla di reggae, bah. Pathos, non ci sono altre parole. Il clou per ora. La nuova frontiera è urlare nel silenzio, oppure girare l’Italia col booking di CYC per i ManzOni: Scappi è qua e canta con gli ultrà, “e alla fine il sogno” ovvero arrivano -tardi- i Nicola “padovani”. Capolavoro, capolavoro, capolavoro.
Una canzone pop, come poche se ne scrivono in Italia da anni. Tu sai (il prossimo singolo?) che finalmente le foto stanno per comparire , si sente bene grazie a RRRocco che manovra i cursori, domani i ManzOni registreranno il live per Area51 di Radio Città del Capo che andrà in onda il 12 marzo, proprio quando a Bologna si esibiranno con le altre band della scuderia Garrincha. Chioggialab è ai piedi di quelle chitarre, anche chi non viene mai… tutti cavoli in confusione nelle foreste tropicali, nelle code psichedeliche, tutti viaggi con gli aerei, Gigi non spiccica parola tra un brano e un altro. Altra nuova canzone d’amore, di scuse, di mare, poi s’increspa, “quel sole ma meno violento sulla pelle, la crema solare”, ametrico e ormai incapace di trattenere l’odioso brusio di fondo se non col sovrastarlo orale, arpeggi di matrice consorziata e dissonanze che derivano dai Maladives. In queste serate Chioggialab dà il meglio, spazio sociale sala prove unico rifugio in città, l’umanità si mescola ma non si agita, le corde di Carlo sventolano l’aria con raffiche di sveglia. Cosa manca all’appello? “Più chitarra in spia”, è vivo, come il Cristo di Capossela, Cosa ci sarà, forse un editore indipendente forse la comitiva di Porto Viro, FORSE TROVERO’ L’AMORE FORSE L’ILLUSIONE! il pubblicodimerda non è caldo ma partecipa, ora attacca A lei di lei o come si chiamerà, è nuova ma esiste da molto, non è nel primo digipack bellissimo disegnato da Matteo Romagnoli e Marcello Petruzzi ma potrebbe essere nel prossimo, in autunno e oltre, “lassùùùù”, tutto deve cominciare quando tutto è forse già accaduto, i tempi della musica, della conoscenza, della modica industria, i bassi sforano e vengono richiamati docili, chissà quanti strafalcioni e virgole di troppo in questa narrazione, il palco è blu lo dici tu, ora verdeviola, periodi che non finiscono mai, in piedi e seduti, fedelissimi irriducibili, “a suonare sempre le stesse cose mi rompo i coglioni” ha avuto modo di dire Gigi ai media finora. “Perché mi dici come si fa a parlare d’amore quaggiù dove anche le biciclette vanno a motore”, poi i colpi, le bombe di là del Mediterraneo, Ummer rimbalzato a fondo palco, una cerveza por favor: is this it? This is the end? Forse sì. Concione manzOniana in mezzo le assi come fosse un briefing d’ufficio, si analizza la prova, si fa l’allenamento defatigante attorno alla pista di atletica come il Parma di Scala. I cerchi sono fatti per chiudersi, e gli olimpici ManzOni ne hanno ben cinque, quanti sono loro.

 
 

Tratto da:
www.italianembassy.it

 
 

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