Centro D'arte Universitario, rassegna "Ostinati 2011"

Marc Ribot's Ceramic Dog live report

Multisala MPX, Padova (PD) - 10 Maggio 2011

21 Maggio 2011

Come penultimo spettacolo della rassegna, il centro d'arte offre l'interessante concerto dei "Marc Ribot's Ceramic Dog".
Marc Ribot è un chitarrista statunitense, di origini ebraiche, che da anni ormai collabora con John Zorn. Ed è proprio con lui che fonderà il movimento della "Radical Jewish Culture" che influenzerà molto la musica odierna a New York. Attualmente Ribot suona regolarmente con Zorn nei gruppi "Bar Kokhba" e "Electric Masada". E' inoltre noto per aver suonato la chitarra in alcuni album di Tom Waits, Elton John e di Vinicio Capossela. E' anche compositore (sua la colonna sonora di “The Departed” di Martin Scorsese) e, occasionalmente, cantante.

Piccola curiosità: un pezzo dei "Marc Ribot's Ceramic Dog" è una cover dell'album da solista di Asso Stefana, chitarrista di Vinicio, Guano padano, Alessandro Fiori ed altri... di cui ho già avuto modo di parlare nel report dei Guano Padano, che hanno suonato nella stessa rassegna.

Il palco mostra una disposizione minimal: un semplice amplificatore combo per Ribot, una batteria ridotta all'osso ed il bassista con una diamonica giusto sotto la sedia. Nessuno sfondo e qualche luce bianca.
L'inizio è un po' in sordina.
Probabilmente ci sono stati dei problemi iniziali alle spie, perché nei primi pezzi Ribot si sbracciava a più non posso ed era palesemente innervosito. Risolta la cosa la serata prende il via. 
La prima cosa che si nota è una bella salsa blues, non troppo esplicita, ma sicuramente latente. Altra caratteristica è la presenza di modelli funk e rock, forse anche punk in certi frangenti, soprattutto nell'atteggiamento.

A questo punto mi ritrovo sempre a fare un ragionamento: con musicisti di questo calibro è sempre abbastanza difficile -forse inutile- fare una catalogazione di genere, le influenze sono molteplici, con disparate incursioni, ma tant'è...

E certo che si divertono. Si divertono proprio, è innegabile. Nel palco c'è una situazione da "gita delle medie" e sembra sia in corso una gara a chi si prende più in giro, mimando il principiante -in questo senso punk- con un Ribot cantante. Sinceramente lo preferisco decisamente chitarrista, ma credo che lui stesso se ne renda conto, fa parte del gioco.
Ma non c'è solo ironia sul palco.
Lo schema di una delle improvvisazioni -forse la più lunga della serata- che mi è piaciuta di più si basava su di arpeggio di chitarra in quartine con velocità a crescere, reiterato su tutta l'improvvisazione, mentre la batteria giocava su delle poliritmie. Un minimalismo di sicuro effetto ipnotico.
Un'altra cosa che mi ha ipnotizzato è stata una scelta del batterista: il crash -il piatto che deve fare casino negli accenti per intenderci- era posizionato su un'asta estesa al massimo, a circa 2 metri, la in alto a sorvegliare il resto del set della batteria, un UFO che costringeva il pover'uomo ad uno stretchin continuo. Ed era l'unico piatto! 

Quello che si è visto poco è stato proprio il jazz, alla quale sono state preferite forme più dirette, scarne, con un'armonia ridotta ai minimi termini lasciando prevalenza agli aspetti ritmici sopracitati.

Va detto che il trio è decisamente generoso, concedendo addirittura tre bis e questo ci piace.
Una platea sostanzialmente soddisfatta e tra questi mi ci aggiungo pure io, anche se devo dire che personalmente preferisco il Ribot più estremo magari dei progetti Zorniani, ma è ovviamente una questione di gusto.

Marc Ribot: chitarra, voce
Shahzad Ismaily: basso elettrico, voce
Ches Smith: batteria, elettronica, voce

 
 

Link utili:

www.marcribot.com
www.centrodarte.it

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Guano Padoano live report
John Zorn - Masada Marathon - live report 

 
 

    foto

  • Marc Ribot - Padova 10 Maggio 2011
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