The Strokes - Comedown Machine

RCA/Sony, 2013

3 Aprile 2013


Recensione di
Comedown Machine
il nuovo album degli Strokes



Gli Strokes sono vittime di una sorta di maledizione. Dopo Is This It, quell'esordio fulminante che conquistò il mondo intero nel 2001, a ogni nuovo disco trovano una schiera di invidiosi, detrattori, giornalisti snob e pure di fan rimasti congelati a dodici anni fa, tutti pronti a criticare ancora prima di avere ascoltato.

Certo, siamo d'accordo, Is This It è il capolavoro degli Strokes, un picco creativo mai più raggiunto dalla band e mai più raggiungibile. Che dire? Sono stati bravi ad arrivarci subito, ma anche un po' sfortunati, se poi ogni volta che esce un loro album scorriamo la tracklist per cercare la nuova Last Nite.

Non la troverete in Comedown Machine, ma nemmeno è mai stata nelle intenzioni di Julian Casablancas e compagni. Rassegniamoci al fatto che sono cresciuti, e siamo cresciuti anche noi, che quell'esplosività creativa, quella tempesta ormonale di ventenni pronti a spaccare tutto non c'è più. Ora c'è la misurata scrittura pop di cinque trentenni (e oltre) che ne hanno passate tante, insieme e non, e cercano di fare onestamente il loro lavoro di rockstar, suonando prima di tutto quello che piace a loro stessi.

Prosegue decisamente il cambiamento già sentito in Angles (2011), dove il garage rock irruento aveva iniziato a lasciare il posto a un synth-rock più raffinato. Qui la trasformazione è completa: anche se cogliamo le diverse “firme” sonore dei cinque musicisti, la gamma stilistica è nuova, inaspettata. Al centro del disco non ci sono più le chitarre dai riff irresistibili (anche se non mancano), ma il vero protagonista è il groove, una spinta ritmica che comincia subito con Tap Out e prosegue fino in fondo.

Se All The Time ricorda il passato, arriva One Way Trigger a sorprenderci con un suono insolito e molto “sintetico”. Tutto il disco strizza l'occhio a certe sonorità anni Ottanta, ma questa specie di recupero è più evidente in alcune canzoni, come la seducente Welcome to Japan o la malinconica e decadente 80's Comedown Machine.
Il ritmo e l'energia risalgono con 50/50 e con il ritornello di Slow Animals in contrasto con l'andamento più dolce e pacato del brano. Davvero accattivante Partners in Crime, mentre Chances ci svela un Julian performer vocale più versatile del previsto. La sua voce e la sua forma smagliante sono una delle sorprese più piacevoli dell'album, esemplificando concretamente la disponibilità della band a battere strade meno sicure.

In chiusura gli Strokes cercano un Happy Ending e lo trovano sicuramente con Call it Fate, Call it Karma, la ninna-nanna sognante che mai ci saremmo aspettati da quei newyorchesi scapestrati.



 
 

Artista: The Stroke
AlbumComedown MAchine
Etichetta: Rca/Sony
Anno: 2013

Tracklist:


1. Tap Out
2.
All the Time
3.
One Way Trigger
4.
Welcome to Japan
5.
80's Comedown Machine
6.
50/50
7.
Slow Animals
8.
Partners in Crime
9.
Chances
10.
Happy Ending
11.
Call It Fate, Call It Karma

 
 
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