Recensione Fleet Foxes "Helplessness Blues"

Sub Pop Records, 2011

19 Maggio 2011

Fleet Foxes
"Helplessness Blues"
(Sub Pop Records, 2011)

Ce li ricordiamo, i Fleet Foxes. Questi giovanotti poco più che ventenni venuti fuori dalla piovosa Seattle sempre più Starbucks e Microsoft e sempre meno grunge, giunti alla notorietà grazie ad un CD-R, un EP e soprattutto l'omonimo album (tutti del 2008) che, più che alle chitarre stridenti e fangose dei vari Mudhoney e Soundgarden (che ci vengono in mente solo per il logo "Sub Pop" ben impresso sul retrocopertina) si rifacevano alle atmosfere solari e molto, molto Sixties della bella California, con cori perfettamente orchestrati e armonie chitarristiche così cristalline da essere perfettamente attribuibili a un Brian Wilson o a un Van Dyke Parks.

Ecco, dopo tre anni, l'attesissimo ritorno, questo "Blues dell'Inaiutabilità" (mi si perdoni la traduzione alla buona, il termine "inaiutabilità" probabilmente non esiste neppure) che, di base, non sposta di un grado le coordinate che li hanno resi celebri: ma ciò non è necessariamente un male. Se poi ascoltiamo con attenzione, ci renderemo conto di come i cori e la vocalità dei Nostri sono leggermente passati in secondo piano, con la notevolissima ugola del leader Robin Pecknold a farla da padrona. I brani si allungano, diventano più complessi, ma attenzione: niente buffonate prog, per fortuna.

Si ascoltino "The Plains/Bitter Dancer" e "The Shrine/An Argument". E poi arriva la gemma, quella "Helplessness Blues" che dà nome al lavoro, perfetta in ogni suo secondo, dal testo, al suono, tutto. Con tanto di coda strumentale, "The Cascades". I riferimenti sono tantissimi, e nessuno vale poco: Van Morrison, Beach Boys, Crosby Stills Nash & Young, un pò di oscuro vecchio folk a stelle e strisce, magari qualche gemma nascosta a bassissima tiratura di quelle che negli USA sono rivendute a 50 cents l'una (in vinile, ovvio).

E l'iniziale "Montezuma", poi, con quei picchi vocali intensissimi! Poco da dire, che siate fan o no dei FF o di almeno uno di gruppi citati, gettatevi in queto Blues. Magari lo odierete, ma niente paura. Ne sarà comunque valsa la pena.

Marco Meneghetti

Tracklist:
Montezuma
Bedouin dress
Sim sala bim
Battery kinzie
The plains/Bitter dancer”+
Helplessness blues
The cascades
Lorelai
Someone you’d admire
The shrine/An argument
Blue spotted tail
Grown ocean

 
 

Links utili:
www.fleetfoxes.com

 
 
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