Descrivere un live dei Sigur Ròs, gruppo che si è creato un linguaggio tutto suo (la lingua vonlenska), con le parole è difficile, farlo nel classico modo parlando di tecnica o scaletta è inutile.
Perché è un puro incantesimo sonoro vissuto disco dopo disco che si materializza davanti a te come un paesaggio da fiaba
Entrano sul palco e inizia la magia, ogni istante sarebbe da immortalare, per il colore che prende il set, per il riflesso nascosto dal velo di nebbia artificiosamente creato, per l’impetuoso calore del Geyseir di suono che erutta ritmicamente e ogni volta ti toglie il fiato.
I Sigur Ròs sono un incanto, fatto di ghiaccio e fuoco, di folletti e spiriti che animano il suono, vero padrone che tutto irrora e riscalda. L’attività vulcanica vince la gravità, t’ipnotizzano gli sbuffi sonori, ti abbandoni e ti immergi, e t'innalzi con loro.
Brividi ed emozioni si rincorrono mentre sul velo che li cela si piroettano colori e immagini e quando questo cade il tempo e lo spazio sono stati annullati e qualcosa è cambiato irrevocabilmente.
La scaletta alterna classici ed inediti, ma poco importa.
Ascoltare i Sigur Ròs significa viaggiare dentro sé stessi, essere disposti a ripercorrere il sentiero interiore ancestrale che si nutre di contraddizioni, che vive di isolamento e incanto.
Il crescendo finale è un invito ad arrendersi alla vitalità del selvaggio sentire, svuotarsi della razionalità e perdersi nella mutevolezza continua.
L'orologio segna la fine del concerto dopo due ore esatte. Non è vero.
E' durato un’intera stagione sonora incantata.
La stagione dei Sigur Ròs