2 Febbraio 2013 - Teatro Toniolo - Mestre (Ve)

Momix - Alchemy

La famosa compagnia di danza al Teatro Toniolo

5 Febbraio 2013

Ma come faccio io che son barbaro e cialtrone ad andare a teatro a vedere la danza? Ci vuole un animo nobile, sensibile, sprezzante del ridicolo, che sappia cogliere la bellezza là dove io potrei intuire solo balzi plastici e inconcludenti: quindi mi sono portato dietro Lamamma.
Non uscivo il sabato sera con Lamamma dal 1989, quando mi portò al Piper Club di Roma a vedere i Nirvana: “Per te voglio una vita felice: tu devi diventare come questo Cobain, figliolo”, mi ripeteva quel giorno.

Sabato sera, al Toniolo, io e Lamamma abbiamo assistito ad Alchemy, il nuovo spettacolo dei Momix. I Momix, lo dico a me e scusate se scrivo ad alta voce, sono la più famosa compagnia danzante del mondo: ballerini americani, coreografo quel Moses Pendleton che ovunque leggo definito come inguaribile Peter Pan che dà materia ai propri sogni.
Il Toniolo è colmo, il pubblico è trasversale, e noi siamo relegati in un palchetto in fondo alla platea, che si rivela essere una gran comodità.

Inizia lo spettacolo: il sipario si colora di fuoco, la musica sale. “Guarda: sembrano cavalli”, commenta Lamamma “Cosa?” Domando io “Le immagini proiettate sul sipario” “Sono fiamme Lamamma, non cavalli” “Vedrai”. E infatti rimangono fiamme. Lamamma aveva già visto 3 anni fa i Momix, non le avevo spiegato che si trattava di un nuovo allestimento, povera cucciola.

Con mia enorme sorpresa, dopo appena due minuti sono letteralmente rapito: il disegno luci è qualcosa di machiavellico e spettacolare, si susseguono effetti spaventosi, io comincio a fantasticare di trucchi e tracobetti.
Signori miei, la danza nella sua forma più commerciale e popolare è un'arte assolutamente godibile e gaudente anche pel più cinico degli ignoranti!

Non vale la pena arrovellarsi in spiegoni imbarazzati, del tipo qui sono rappresentati i 4 elementi, questa è la nascita, la morte, il ciclo delle stagioni e così via. Qui c'è puro spettacolo: 10 ballerini, con l'aiuto dei cavi comprati sul set de La tigre e il dragone e con abiti di scena più imprevedibili di una tenda Quechua©, sfidano la fisica immersi in un tripudio di colori, di luci e di musiche così iperboliche e sproporzionate che neanche la sigla di inizio trasmissioni di Antenna3 con Così parlò Zarathustra di Strauss.

La danza è una folgorazione, e poco importa se non tutti i danzatori sono sullo stesso livello, se il negro salta un metro più dei caucasici, se due ballerine in confronto alle altre hanno l'agilità e l'espressività di Megaloman. Tanto la prosa puzza di polvere e di chiuso, di topi e di ragni, così la danza è continua ricerca di linguaggio, espressione, tensione: la ragione che resiste all'istinto, l'istinto che si libera della ragione.

C'è dell'assoluto in questa forma di teatro, qui si tenta di dare una parola sempre nuova agli elementi, e questa parola è fatta di corpo e di movimento, di luce e di suono, mai scritta, sempre unica e irripetibile.

Dura poco, un'ora e venti, ma le sorprese scivolano con gran piacere, e la fatica degli interpreti è davvero inumana: difficile chiedere loro di più. Lamamma è contenta della mia contentezza, io sono contento della sua, ed è così che dev'essere in una santa famiglia.

 
 

Links utili:

Tutti le recensioni di Sherwood sugli spettacoli del Teatro Toniolo di Mestre

Il sito ufficiale del Teatro Toniolo di Mestre

 
 
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