Cloud Atlas

Il mondo è connesso, la verità è singolare. L'Oceano una moltitudine di gocce d'acqua

Sul lavoro dei fratelli Wachowski

21 Gennaio 2013

di Gmdp

Ogni film dei Wakowski ti estranea dalla quotidianità, anche la più eccentrica, e ti porta nel mezzo del sogno, della poesia, del possibile, usando gli incroci tra la filosofia e la religione, con l'arte delle immagini e della bellezza della fotografia.

Immagini che sono dentro il nostro immaginario, appena un po' prima della fantascienza, un po' oltre il probabile, come ad interpolare ciò che sappiamo essere il nostro passato prossimo e nel mezzo del nostro futuro, senza che l'uno preceda o l'altro segua.

Come si può raccontare un'opera di tre ore che fa interpretare il Nazareno ad una giovane coreana, che fa rivivere Neo e Morfeo spogliandoli dalla retorica della vittoria e nel mezzo di una fase in cui l'immateriale ed il tcp/ ip è vissuto da tutti noi, chiunque siamo, comunque ci connettiamo, come la materialità di contesto e non ha più l'aurea della libertà dell'era della trilogia Matrix - cui corrispondeva la fase esplosiva della new economy e del clintonismo-, ma è il terreno di combattimento?
Non si può, semplicemente. O almeno per noi è impossibile.

Cloud Atlas è davvero un'opera generale sul clouding come nuova forma della vita comune, senza centro e con moltissima memoria, sulle speranze che nelle epoche si sono rincorse, sugli amori senza fine e sempre unici - comunque amore, anche quello omosessuale punito nel Regno Unito fino al 1967- che riempiono di senso le vite e le lotte, sulle nostre lotte, singolari e comuni, contro il comando -astratto ma violento, ruffiano ma assassino, a volte colorato, ma sempre cannibale- sulla voglia di crearsi rivoluzionario senza essere passato per una scuola di partito (così nei dialoghi) e scagliarsi libero per la libertà di tutti, tutte e tutto anche se si hanno poche probabilità di vincere (“ma perchè lo ha fatto?” “perchè altrimenti questa storia non sarebbe stata nota a molti”).

C'è molta filosofia sottotraccia. I riferimenti più evidenti sono alle scienze del divenire e alla pensabilità della vita come relazione senza fine tra esseri senzienti (panteici?) inter-connessi, ove la fine non c'è, ma è un punto di trasformazione verso un essere differente.

Un film che riflette sulla metempsicosi, all'incrocio tra Oriente ed Occidente, e che ambienta i contesti metropolitani non a New York ma a Seul.
La scelta della regia, che è anche sceneggiatore collettivo, di far vivere tante vite e tante storie e creare tra loro i links come in un'economia di relazioni senza moneta è opportuna e si basa su un casting che celebra Hanks e Sarandon.
Il tutto con umorismo.
Per una rete senza centro, per una lotta infinita e senza quartiere al comando ed all'ingiustizia.

Dedicato a Turing, inventore del calcolatore e morto suicida nel 1954 a 41 anni per la persecuzione contro gli omosessuali.

Dedicato a Aaron Swartz.

 
 

Tratto da:
Globalproject.info

 
 
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