Mitologie infrante. Recensione a Zombi dei Mombu Mombu

27 Dicembre 2012

Un algoritmo essenziale, onnicomprensivo e inesplorato. La formazione è duale: Luca T. Mai (Zu- giusto per intenderci) al sax baritono e Antonio Zitarelli alla batteria. Un cuore pulsante africano che batte nell'occidente in declino, ovviamente questo battito non può essere regolare, poiché l'Europa si lagna e l'Africa grida già da sempre. Così i canonici quattro quarti vengono presi, sbrindellati e forsennati, quasi fossero una qualunque materia prima. E forse lo sono.

Ma la vera materia prima da forsennare non è altro che il nostro Io, inteso come quel sistema di segni abituato a rifarsi a determinati dispositivi di pensiero- quell'io che è divenuto una malattia peggiore del male che doveva curare, parafrasando Nietzsche, da purificare anche nella violenza di un rito voodo, quasi che il sacro che abbiamo abitato debba ritornare in maniera surrettizia in noi.

Questi sono i Mombu Mombu, duo afro-grind/ voodoom, come si definiscono loro; ma sono anche molto altro: il jazz sradicato e riportato alle sue radici africane, puramente ritmiche, nel paradossale incontro con l'hard core e il metal; oltre alla ricerca di un tempo dei battiti che sappia fagocitare tutto ciò gli sta attorno, sia latrato di cane o sirena di fabbrica. Dunque i Mombu Mombu sono contemporaneità: raggruppamento di forze che si dispiegano attorno a quel centro assente che è il ritmo. Assenza testimoniata sotto traccia dal nome del loro Lp, Zombi, semplicemente; vale a dire colui che ritorna, il ritornante che mischia vita e decomposizione, con-fusione dei significati in otto tracce che sono da esperire, nell'ascolto.

 
 

Links utili:
http://www.myspace.com/mombumombu
http://mombu.bandcamp.com

 
 
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