Treremoto - S/T

Quando lo stoner sposa la psichedelia

19 Ottobre 2012

Ultimamente è diventato difficile persino redigere una recensione.
Appena citi un gruppo o accenni un riferimento ad un disco c’è qualcuno che ti scrive per riprenderti(alle volte anche pubblicamente) contestando la citazione o aggiungendo delle inutili appendici a quanto tu avevi detto.
Sia chiaro: se uno sbaglia sbaglia, per cui è giusto puntualizzare.
Trovo però assolutamente pesante ed inutile blaterare di bootleg del 1987 in cui Mike Patton esegue dei sonori rutti dopo aver fatto i gargarismi con la birra prodotta da Trent Reznor.
Una recensione deve essere principalmente emozionale secondo il sottoscritto e le citazioni servono solo a dare un quadro meglio definito al lettore, a fargli barrare la casella che vuol dire ‘mi interessa/non mi interessa’, per cui mi perdonerete eventuali inesattezze.
E finalmente eccoci al succo di questo sproloquio:  i Treremoto e il loro omonimo EP.
Sei tracce per sorprendere” potrebbe essere il titolo di quanto state leggendo.
I Treremoto sono un trio padovano con all’attivo parecchi live e le idee già ben chiare.
La strumentazione anomala (chitarra, batteria, organo) non vi inganni, anche senza basso il suono è decisamente compatto per un muro sonoro che non lascia adito a dubbi su quali siano le influenze della band. Lo stoner fa da padrone, ma si sposa in maniera intrigante con psichedelica e blues.
Pensate a dei Kyuss in acido o a dei Fatso Jetson in una jam-session improvvisata con i Queens of The Stone Age.
Ma di improvvisato non c’è niente in questo EP, la voce di Nicola è graffiante e rabbiosa(‘L’onda’, ‘Dentro il Deserto’,’La nuda danza del sesso’) nonché malinconica all’occorrenza(‘Corvi’, ‘Luna’) e gli arrangiamenti sempre curati e mai banali, grazie ai numerosi cambi di ritmo ed a una batteria che sa incalzare, ma anche defilarsi nei momenti meno ossessivi.
La chitarra ‘pesta’ duro e l’organo dà al tutto un sapore vagamente retrò che rende l’amalgama complessivo  particolare e assolutamente godibile.
Un esordio assolutamente di valore, che si rivela ancora più convincente quando i Treremoto  riescono a rendere i loro suoni più rarefatti e sperimentali, come nella traccia finale, lasciando più spazio alla musica e un po’ meno agli strumenti.

 
 

Ascolta i Treremoto

 
 
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