Wilco Live Report

Gran Teatro Geox, Padova - 10 Ottobre 2012

11 Ottobre 2012

Ci ho dormito su. Si perché gli ultimi report li ho sempre scritti di getto, rientrato a casa dopo il concerto. Invece questa volta ho deciso di lasciare decantare, almeno qualche ora. Una notte, insomma. E l’effetto non è poi così diverso. Affatto. Jeff Tweedy e soci non hanno tradito le attese, e quello di Padova, il primo dei tre concerti di Wilco nel “belpaese”, è stato un successo.
Non poteva che essere così, ma bisognava vedere le facce di quelli che uscivano dal Teatro Geox per capire.
Gioia e soddisfazione.

Due ore suonate alla grandissima.
In sette sul palco, allestito con una serie di lampade abatjour, come quelle che si vedono comunemente nelle camere da letto. Una soluzione che avevano già trovato anche i Blonde Redhead qualche anno fa. Per il resto luci calde, rosse e blu.

Tutto abbastanza essenziale, perché la protagonista assoluta è la musica. E che sound, infatti!

Puntualissimi aprono il set che sono le 21 e 30.
E partono alla grandissima con One Sunday Morning (song for Jane Smiley’s Boyfriend). Uno dei brani più belli dell’ultimo lavoro, The Whole Love.

Una decina di minuti in cui su un ripetuto riff di chitarra si innescano pianoforte e tastiere, con la batteria che sembra quasi non volere interferire. Un brano che fa capire quanto questi ragazzi di Chicago siano vogliosi di percorrere la loro strada liberamente, ma allo stesso tempo quanto abbiano imparato la lezione dei maestri del folk rock psichedelico americano.
Un brano nella migliore tradizione Yo La Tengo, per fare un esempio pratico.
I primi forse che hanno saputo creare trame infinite e allo stesso coniugare la capacità di creare perfetti brani pop (non è un’offesa.) da tre minuti. In particolare questo brano dove ci sono tutti quelli elementi che rendono speciale una canzone. Il testo, che descrive il rapporto padre figlio. Un brano dove c’è tutta la difficoltà del farsi capire tra uomini di diverse epoche. Un brano toccante ed emozionante, dove si capisce davvero che insieme a loro, ai Wilco, siamo cresciuti anche noi pubblico che ci emozioniamo carpendone anche le sfumature.

Siamo tutti a sedere, ma durerà poco.
Il tempo che finiscano di eseguire Art, terzo brano della serata, e la gente è tutta in piedi.
L’atmosfera è bellissima davvero.
Il gruppo ci da dentro di brutto. Tra tastiere, organi, chitarre di tutte i generi, e una miriade di strumenti che appaiono e scompaiono per il tempo di una canzone.

Quando arriva il momento di At least that’s what you said la maggior parte dei presenti la riconosce dalle prime note. Parte quasi lo-fi (come sembra antico questo termine) come l’inizio del concerto. Ma poi è un esplodere di chitarre.
Quante canzoni d’amore sono state scritte? Ma solo alcune riescono a descriverne davvero certi momenti in modo efficace e non scontato. Il testo si consuma subito, è essenziale e crudo. E’ di una separazione che si parla. E le chitarre che appunto prendono il sopravvento su tutto, sono addolcite da un malinconico organo cheimpreziosisce ogni attimo. Uno dei momenti più belli della serata. Il pubblico gradisce eccome.

Si diceva dell’organo. Già, perché durante l’esecuzione della mitica Impossible Germany, quella in cui assoluto mattatore è Nels Cline, chitarrista sopraffino che da vita all’esecuzione di uno dei pezzi più attesi da tutti , l’organo va in panne. Lui ci ha provato a stare al passo di Cline, ma questo correva troppo veloce

E’ il momento di Theologians e Jesus etc., due brani che a suo tempo fecero parlare di se anche per i testi che non tutti videro di buon occhio. I bacchettoni.

Cline e Tweed non solo i soli a dare spettacolo. E’ vero che il primo tra ricami, slide e double guitar, da proprio l’idea di prendere le cose tremendamente sul serio. Ma una notazione di merito va anche a Glenn Kotche, un batterista che non sbaglia un colpo, e che si concede anche al pubblico.
Più timidi ma tremendamente abili ai loro strumenti, Jorgesen e Sansone, che danno prova di sentirsi a proprio agio sia con gli strumenti a corda che con tastiere e piano.

Una band completa, generosa, che per due ore piene ha regalato una serata di grandissima musica. Nel senso più alto del termine.
Un finale esaltante che li spinge a uscire a offrire ulteriori bis. Se parte così il tour italiano, è un trionfo garantito.

 
 

Links utili:

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Gran Teatro Geox - Padova

 
 
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