La cura del suono

In sintonia con le onde che spingono oltre il reale

29 Giugno 2012

Questa stagione di trasmissioni è giunta al termine, Diserzioni tornerà a settembre per un nuovo ciclo di emissioni radiofoniche, intanto durante l’estate saranno in programma delle repliche.

Stay tuned!
 
Anche in questa stagione “Diserzioni” ha cercato la dolce deriva guidata nell’oceano di suono. Navigazione per associazioni nell’infinito desertoceano sonoro attuale, erranza e nostalgia, scoperte e ritorni.
Ha cercato l’equilibrio tra il perdere e il mantenere la propria cifra singolare per scongiurare il pericolo di dispersione.
Del resto in questo flusso sonoro infinito, in questo mondo sovra stimolato non riusciamo più a interpretare il sovraccarico informativo che ci sommerge e si rischia l’ apatia. 
L’apatia verso il senso e di contro la dipendenza  verso la connessione nell’infosfera 24 su 24.
È notizia di questi giorni che il 73% di noi soffre di sindrome del beep, della vibrazione fantasma, una malattia che vorrebbe sempre più presenza, sempre più overdose di reale.
 
    “Il reale cresce come il deserto. L’illusione il sogno la passione la follia la droga ma anche l’artificio il simulacro, questi erano i predatori naturali della realtà. Tutto ciò ha perduto gran parte della sua energia come fosse stato colpito da una malattia incurabile e subdola.”
 (J. Baudrillard: Il patto di lucidità, Cortina, pag. 21).
 
L’universo musicale attuale è sicuramente sovraccarico, accelera i flussi, fa proliferare le fonti sonore fin quando esse raggiungono il rumore bianco dell’indistinguibile, dell’irrilevante, dell’indecifrabile.
Come evitare la desensibilazione e l’anestesia percettiva?
Come selezionare e organizzare flussi sonori per dolci derive in queste tempeste emozionali senza cercare facili approdi fatti di nostalgie e identità passate ?
Può il suono essere ancora terapia per la nostra mente, essere la forza capace di sottrarla/riattivarla quando paralizzata sia dalla realtà che dalla virtualizzazione?
Penso di sì, almeno continua ad essere la cura della mia mente, la mia cura quotidiana.
Cura è il contrario di apatia, è dare importanza a qualcosa, restituire senso alla percezione.
Diventare sospensione dal rumore e valorizzare il silenzio, essere profondità quando tutto è superficiale, dare senso erotico al frammento vocale quando il proliferare di parole inflaziona il loro significato.
Fortunatamente nell’oceano sonoro troviamo ancora queste qualità, questi spunti in grado di comporre una via di fuga, una terapia, un cura per la nostra stanca mente.
Personalmente queste qualità le trovo nell'esplosione silenziosa di molta ambient, nelle profondità del post-dubstep, nella frammentazione desiderante dell'elettronica, ma anche nella nostalgia del futuro di certa nuova wave e nella beatitudine dello shoegaze più ambientale.
Oggi forse non c'è altra via che gettarsi nell'oceano di suono, ma ciò non vuol dire conformarci all'apatia, ma tentare di entrare in sintonia con  il fluire delle onde che spingono oltre il reale la nostra immaginazione.
 

 
 

 
 
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