Il più grande testo d'amore di tutte le letterature

ReadBabyRead #81 del 12 luglio 2012

Il Cantico dei Cantici

12 Luglio 2012


Il Cantico dei Cantici


per info su Franco Ventimiglia e Claudio Tesser:



www.letturaealtricrimini.it



Leggono: Roberta Borghi e Francesco Ventimiglia


Il Cantico dei Cantici è il più grande testo d’amore di tutte le letterature. Di qualsiasi specie di amore si tratti – sia quello di Iahvè e del suo popolo, come vuole la tradizione ebraica, sia quello dell’anima e del suo Dio, come vogliono san Giovanni della Croce e altri mistici, sia quello carnale di uomo e donna, come impone di pensare una lettura immediata del testo –, mai parole più belle e inesauribili sono state trovate per cantarlo, parole che sembrano ogni volta miracolosamente adatte a ciascuna delle tante interpretazioni che sono state date del Cantico, anche se incompatibili fra loro. È perciò un vero avvenimento che Guido Ceronetti sia riuscito a far vivere, con impareggiabile felicità, in lingua italiana queste poche parole preziose, riconquistandone il profumo, l’aura magica e la catturante concretezza. E il lungo, rapsodico saggio che segue la sua versione dà conto della molteplicità di risonanze che il testo ha avuto in lui e che avrà certamente in ogni lettore: «Più se ne scruta il testo meno lontani si fanno i piani di realtà diversa ai quali si può accedere dal suo, che è mobile e sospeso, mai al livello di un piede fermo. È un sogno erotico, non un racconto; non è la storia degli adultèri di David e di Betsabea, degli incesti di Amon e di Tamar; non vuole né avvertire né eccitare, vuole soltanto rivelare qualcosa attraverso il suo sogno, qualcosa che in certi luoghi e tempi predestinati le ipostasi divine hanno celebrato in figura di amanti umani».

Attribuito al re Salomone, celebre per la sua saggezza, per i suoi canti e anche per i suoi amori, Il Cantico dei Cantici fu composto non prima del IV secolo a.C. ed è uno degli ultimi testi accolti nel canone della Bibbia, addirittura un secolo dopo la nascita di Cristo, col sinodo rabbinico di Iabne. Ma, a dimostrare la singolare venerazione in cui era tenuto questo testo, in tale occasione Rabbi Achivà aveva proclamato: «Il mondo intero non vale il giorno in cui il Cantico fu dato a Israele, perché tutte le scritture sono sante, ma Il Cantico dei Cantici è santissimo».

da Il Cantico dei Cantici
Biblioteca Adelphi (1975), a cura di Guido Ceronetti


"Se è vero che non esiste una verità assoluta, per esempio quella dell'Occidente cristiano o laico che sia, ma tante relative verità, può allora esistere un'idea di liberazione più esclusiva, «assoluta», delle altre? Il soldato rosso muore per la rivoluzione, però nella sua bisaccia di soldato, insieme alle pallottole e alle pagine dell'«agitatore bolscevico», porta con sé i fogli del filosofo ebreo Maimonide, i fogli della Pravda su cui ha vergato i versi del salmista insieme ai fogli del «Cantico dei cantici», i proclami bolscevichi e i filatteri, le stringhe di cuoio su cui stanno scritte le preghiere dell'ebreo ortodosso. Su questo armadietto cosmopolita si appoggiano i miei spettacoli. Questa è la grande contraddizione dell'ebraismo. Una volta chiesi ad un grande maestro d'ebraismo: ma cosa vuole la Torah da noi? Rispose: non lo dire in giro, potrei rischiare conseguenze pesanti, ma io credo che la Torah voglia da noi che diventiamo una confederazione anarchica di liberi pensatori. E' l'idea che l'uomo sia universale".

Moni Ovadia


Le Musiche
, scelte da Claudio Tesser

Kremerata Baltica (Gidon Kremer, violino solo e direttore artistico), Silentium (Arvo Pärt)

 
 

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immagine tratta da uno dei cinque quadri di Marc Chagall che illustrano il Cantico dei Cantici

 
 

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