"Avrei voluto solo dirti che la sola cosa al mondo che volevo era essere felice"

Maria Antonietta & Amor Fou Live Report

Sabato 23 giugno - Sherwood Festival 2012

24 Giugno 2012

Live Report: Maria Antonietta

Letizia Cesarini indossa dei canzolncini a vita altissima, una camicia di troppe taglie più grandi della propria, e si fa chiamare Maria Antonietta.
Sofia Coppola c’ha provato, con un’esplosione di frivolezza e colore, a raccontare questo nome. Letizia ci è riuscita facilmente, puntando solo su se stessa.

Ad un certo punto si smette di cantare in inglese, non si è più la voce degli Young Wrists, si abbandonano gli spazi troppo stretti. Anche casa nostra può diventare un luogo a cui non apparteniamo più. E giunge il momento di sbraitare solo di noi stessi, quasi fossimo unici, quasi qualcuno ci potesse sentire. Il 6 Gennaio 2012 esce il suo secondo disco, omonimo, registrato e prodotto da un altro piccolo e improvvisato poeta, Dario Brunori. Le reti umane sono importanti, e i risultati divengono sublimi.

In mezzo a un grande palco, Maria Antonietta è piccola davvero.
Ha capelli senza regola né condizione, sembra una bambina dal corpicino scosso da convulsioni. Da impeti genuini, incontrollabili e scomposti.
A 23 anni diceva di non sapere come comportarsi, e da allora tutti hanno iniziato a chiederle come sia stato sentirsi così a disagio. Sembra che nessuno sia in grado di capire l’importanza di una fragilità così imbarazzante, e della normalità nello sentirsi sconvolti. “Trenta secondi ed ho finito” sussurra lei, noi si starebbe ad ascoltarti fino alla fine del mondo, Letizia. L’abbiamo noi tutti, una bestia. A volte è tenera, altre volte insopportabile. Siamo animali simili, muoviamo alla ricerca di un amore che non viene mai, e scompare come fumo.

Live Report: Amor Fou

Da una duttile, intima, femminile, e delicata giovinezza, si passa alla follia vera e propria. Animali vari e improbabili iniziano a svolazzare sul palco. Fenicotteri rosa, dinosauri, bianchi mostri col sorriso. Se di mostri non possiamo liberarci, tanto vale renderli ridicoli. Quando si dice vivere in un mondo che è solo nostro, Amor Fou è una combinazione di più mondi, e il risultato dell’addizione è surreale.

L’ingranaggio è composto della voce che fu dei Giardini di Mirò, una costola dei La Crus, qualche coccio di Pasolini, un terzo posto al premio Tenco, adattamenti teatrali e la ferrea inclinazione a seguire solo propri tracciati. Ad ascoltarli, un poco si riceve in cambio un tenue assopimento. Una musica che arriva in punta di piedi, delicata, si lascia ascoltare, ci lasciamo tentare. A Parigi ci potremmo sedere in strada, a ber vino parlando a fianco di sconosciuti. Qui facciamo tutti la figura degli intellettuali troppo aridi per esser normali. E poi, d’improvviso, gli occhi si riaprono a una sequenza ipotetica irrisolvibile. Ah! Se io fossi meno io, se tu fossi meno tu, se noi fossimo almeno noi.

Il cielo è coperto, non ci sono stelle, non possiamo sperare troppe cose tutte insieme. Sono momenti di solitudine. Con tutte le debolezze che siamo, è il caso di andarci molto cauti. Alla prossima fuga onirica.

 
 

    video

  • Intervista agli Amour Fou
  • Intervista a Maria Antonietta
  • Maria Antonietta Live
  • foto

  • Massimo Giacon illustra il concerto di Maria Antonietta + Amor Fou
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