M. Ward - A Wasteland Companion

Il destino dei musicisti è segnato spesso da qualche ingiustizia.
Prendiamo per esempio Matthew Ward, talentuoso cantautore, ottimo chitarrista e produttore dal gusto raffinato, che ottiene un discreto successo non tanto per i suoi più che buoni, se non eccellenti dischi da solista, ma per il frivolo duo di retro-pop insieme all'avvenente Zoey Deschanel.
Un paio di album piacevoli, per carità, ma nulla a che vedere con il bellissimo Hold Time, né con questo A Wasteland Companion.

Il settimo lavoro solista di M. Ward, che nel frattempo è anche componente del super-gruppo Monsters of Folk (con Conor Oberst e Mike Mogis dei Bright Eyes e Jim James dei My Morning Jacket), affonda le sue radici forti e profonde nel folk songwriting americano.
Un vasto territorio dai confini sfumati e segnato da una doppia natura: quella sentimentale, fatta di ballate romantiche e  melodie delicate e orecchiabili, con pianoforte, violini e fingerpicking, e quella più scanzonata, suonata a ritmi più elevati e tendente al rock'n'roll.

M. Ward riesce a far convivere queste due anime con equilibrio, sfruttando un'ampia varietà stilistica e mescolando le giuste dosi di dolcezza e vivacità. Si passa dall'intimità pastorale di Clean Slate, al potenziale radiofonico di Primitive Girl. Dalle atmosfere rockabilly di Me and My Shadow, al country pop di Sweetheart e dalla ruvida malinconia di Crawl After You, alla spiritualità gioviale di Pure Joy.

Registrato in otto studi diversi tra Stati Uniti e Inghilterra e suonato con un ensemble di diciotto musicisti di gran classe, come Howe Gelb dei Giant Sand, Steve Shelley dei Sonic Youth e John Parish, A Wasteland Companion è un album senza tempo.
L'ennesima buonissima prova di un folksinger versatile che, per tornare al discorso di partenza, si meriterebbe sicuramente una fama maggiore.