Jonathan Richman live report

Jazz Panic, Marostica (Vi) - 13 Marzo 2012

4 Aprile 2012
 - Prefe

Capita che un martedì a caso di marzo il jazzclub “Panic” di Marostica decida di intrattenere i presenti con l'esibizione di Jonathan Richman, accompagnato dal fido percussionista Tommy Larkins. Toh! Il leader dei Modern Lovers, un tizio che ha lasciato un segno nella musica mondiale e che, così, en passant, mi allieta la cena in un paesino sperduto nelle campagne venete … o, per meglio dire, nelle intenzioni dei gestori mi deve allietare la cena, ma non nelle sue: alle ore 22 Jonathan Richman si presenta sul palco, alle ore 22.02 Jonathan Richman ha già salutato tutti e se n'è andato chissà dove, alle ore 23, dopo che l'ultima forchetta è stata posata, Jonathan Richman riappare e si esibisce.

L'impatto con il suo spettacolo è stordente: se non conosci bene il personaggio alle prime canzoni fatichi a capire se è un bizzarro tecnico o il musicista che tutti aspettano, se sta improvvisando, provando i volumi o ti sta prendendo per il culo, e sotto sotto ti chiedi se non è semplicemente l'ubriaco del quartiere che passava da quelle parti in cerca del suo minuto di gloria.
Poi però accade che ti appassioni a quel che vedi, percepisci che il presunto pazzo che sta suonando in realtà padroneggia gli strumenti (la chitarra, la voce, ed il corpo) in una maniera che appartiene a quelli di cui leggi le gesta nella sezione “storia della musica” su Wikipedia, ed ecco che dopo un quarto d'ora il concerto finisce. A quel punto guardi l'orologio e realizzi che, effettivamente, su quel palco Richman ha suonato per un'ora abbondante e tu sei stato ipnotizzato a fissarlo divertendoti come un bambino.
Fare un live report di una serata di questo tipo rischia di essere davvero riduttivo verso questo artista; ho chiesto via mail consigli a un amico molto più esperto di me, che chiameremo “l’amico che ne sa di Richman”, e la sua risposta è decisamente la migliore recensione del mondo.
Buona lettura.

Io mi sentirei di affermare con una percentuale di sicurezza pari solo alla certezza dell'inesistenza divina che Jonathan Richman è il più grande artista vivente, anche alla luce del fatto che ieri sera durante il brano sulla festa ha pronunciato le parole: "è una festa boreale". Ha sostenuto altresì che dall'incrocio tra una macchina da scrivere ed un televisore, ovvero il computer, non può nascere nulla di buono, quindi tutto questo (lo scrivere di Richman via mail) diventa perlomeno paradossale. Richman è inguaribilmente neo luddista, improvvisa su Pasolini e Di Giacomo e chiunque gli passi per la testa. Canta, spesso estemporaneamente, in italiano, francese, spagnolo, ebraico, non ha un sito internet, non vende merchandising o dischi ai concerti, odia gli alti volumi, se ci sono monitor sul palco li porta giù, è un grande compositore (nel senso di songcrafter) e un grande chitarrista, anche se tende a non darlo a vedere, è vegetariano per quanto è possibile esserlo in un tour permanente, dimostra scarso patriottismo quando si affrontano temi quali la politica estera americana e le guerre.
Insieme a Kurt Vonnegut rientra tra i Grandi Filosofi contemporanei, e non sto scherzando.
Ho decine e decine di suoi bootleg in ogni parte del mondo, e il risultato è sempre il medesimo: il popolo è felice. Non è facile farlo contemporaneamente con intelligenza, leggerezza, cultura, carnalità, allegria, Senso. Che ai suoi concerti ci siano 60 persone e non 600.000 rimane per me un mistero quasi insondabile.
Per essere uno che ha influenzato i Sex Pistols e i Ramones, ha suonato con Patti Smith, ha visto i suoi pezzi interpretati da David Bowie e Iggy Pop, ha donato membri dei Modern Lovers ai Talking Heads e The Cars, ha prodotto l'ultimo disco di Vic Chesnutt, la dimensione nella quale ha deciso di permanere è piuttosto anticonformista.
Concorre irrevocabilmente all'evoluzione dell'essere umano.

Il mio aneddoto di questi giorni é: martedì sera nel dopo concerto gli ho raccontato di "Cosa Sono Le Nuvole" cortometraggio di Pasolini tratto da Capriccio all'Italiana (capolavoro), nel quale  Domenico Modugno canta una canzone, il cui testo è di Pasolini.
Richman nel dopo concerto non può parlare, dato che ha da anni un problema alle corde vocali (motivo per cui ahimé i suoi concerti sono piuttosti brevi, e per cui ha inserito gli irresistibili balletti nei suoi spettacoli. Fino a qualche anno fa le performances erano ben più generose nella durata. Il fatto che continui ad esibirsi con questa frequenza nonostante sia controindicato per la sua salute lo rende ancora più epico). Gli ho detto che se gli interessava gli avrei portato il cortometraggio e la canzone a Modena, e si è dimostrato piuttosto lieto della cosa, sillabando "fantastico".
A Modena ieri l'ho incrociato nel pre-concerto e gli ho consegnato il materiale. Era molto felice e mi ha chiesto se avevo già pagato il biglietto, e che sarei stato suo ospite e che non sapeva come ringraziarmi. Tutto piuttosto semplice e in linea con il personaggio; certo fa piuttosto specie vedere più curiosità e umiltà in lui che in tutto l'underground.

Assistere ad un concerto di Richman è una di quelle cose che è meglio fare, piuttosto che non fare, nella vita. E chi non c'era ha sbagliato.

 
 

Links utili:
Sito non ufficiale: jojofiles.blogspot.com

 
 
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