Mark Lanegan live report

Estragon, Bologna - Sabato 24 marzo 2012

27 Marzo 2012

Stasera alle 22:22 inizia il concerto per la presentazione di “Blues Funeral”, ottavo album solista del cantante e chitarrista Mark Lanegan.

La chitarra, il basso, le tastiere e la batteria sono affidati alla sua band. Lui è fermo immobile su un punto del parco e si offre a noi con la sua voce. Il magnetismo dello sguardo da lupo di Mark Lanegan anche stavolta ha traspirato per tutto il concerto come nel film di Bunuel, L’angelo Sterminatore, in un vortice evocativo a cui è difficile sottrarsi.

A volte mi è sembrato di raccogliere quello sguardo e di catturarlo quando lo spazio era tutto della band. Un ipnosi emotiva vissuta con tutto il corpo, che porta a vederti passare davanti esperienze musicali che ti hanno cresciuta, come l’ascolto degli Screaming Trees, prima vera band di Lanegan, e le sue collaborazioni eccellenti come quelle con Mad Season, Queens of the Stone Ages e la sua immensa e acclamata, da me medesima come da altri, carriera solista e la manciata di produzioni dei duetti con Isobell Campbell

E ti chiedi dov’è esattamente adesso tutto questo? Con “Quiver Syndrome” mi desto e torno a concerto vero, cercando di dimenticare il volume spropositato del basso rispetto al resto e il suono delle chitarre non centrate rispetto alla voce, mi stupisco della batteria che sembra invece nella norma. Andare a vedere un musicista come Lanegan dal vivo ha sempre una delusione in tasca, perché l’ultimo album ti sta stretto e vorresti ascoltare le tue canzoni preferite di sempre. Ma la scaletta è stata fatta davvero male e neanche il recupero di alcune canzoni come “One Way Street” o “Methamphetamine Blues” mi tolgono l’amaro dalla bocca.  

L’amore del pubblico c’è e infatti il concerto di stasera è sold out, ma la stanchezza che si sente intorno alla musica fa rabbrividire. Chi ha detto a Mark Lanegan che vendere le sue magliette dopo il concerto sarebbe potuto essere divertente?

A me procura solo sentimenti di tristezza perché non voglio che un poeta musicista quale è lui si sporchi le mani col business. C’erano già i bagarini che aspettavano ad inizio concerto per queste questioni.

Francesca Ognibene

 
 
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