Il Teatro degli Orrori - Il mondo nuovo

La Tempesta/Universal, 2012

31 Gennaio 2012

Essere Il Teatro degli Orrori è un mestiere difficile. Soprattutto perché la scena musicale alternativa tutta (o quasi) ha caricato questa band di enormi responsabilità, anche a livelli che non le spetterebbero.
Ma Giulio Ragno Favero, Pierpaolo Capovilla, Gionata Mirai e Franz Valente hanno le spalle forti e le responsabilità se le prendono, come quella di continuare coraggiosamente il percorso intrapreso e fare il disco che non ci aspetteremmo.

Se già le differenze tra Dell'Impero Delle Tenebre e A Sangue Freddo erano consistenti, Il Mondo Nuovo prosegue lunga la rotta dell'evoluzione sonora, innestando nell'impianto rock duro e incalzante cellule sempre più ampie di musiche altre, squarci luminosi di nuovi mondi che regalano sfumature e allargano gli orizzonti al di là dei confini di genere.

Non mancano le chitarre potenti e le batterie impetuose, ma gli arrangiamenti di ampio respiro lasciano spazio all'eleganza degli archi, alla dolcezza del fingerpicking sulla chitarra acustica, al timbro elettronico dei sintetizzatori, a colori insoliti, al profumo dell'altrove. Un altrove che è doloroso, fatto di solitudine e sofferenze. Quello che la musica lascia indovinare senza mai farci tirare il fiato, le parole lo raccontano con crudezza e senza ipocrisie. Non c'è spazio per i sorrisi di circostanza in questo disco che doveva intitolarsi “Storia di un immigrato”.
Un concept album fatto di sedici fotografie, i ritratti di altrettante persone che vivono dove non sono nate o dove sono “diverse”, anche se non si sa bene diverse da cosa. Non abbiamo tutti lo stesso cuore e lo stesso sangue? Non dovremmo avere tutti gli stessi diritti?

I riferimenti letterari sono tanti, come Capovilla ci ha abituati, e si mescolano al linguaggio quotidiano senza forzature, da Céline a Esenin, da Pasolini ad Asor Rosa, da De Gregori al nostro parlare comune, ogni sillaba si priva di retorica per sbatterci in faccia la tragedia del vivere senza sentirsi a casa, senza avere una casa.

Il cuore narrativo dell'album è Ion, il brano dedicato alla memoria di Ion Cazacu, operaio rumeno ucciso nel 2000 a Varese, e a tutti gli onesti cittadini stranieri che contribuiscono con il loro lavoro al benessere di tutti.

Impreziosito da tanti contributi illustri, come quelli di Caparezza (strano eppure azzeccatissimo su Cuore d'Oceano), Aucan, Egle Sommacal, Stefano Pilla, Fabio Rondanini (Calibro35), Rodrigo D'Erasmo (Afterhours), Andrea Appino (Zen Circus), Carlo Garof e Richard Tiso, il terzo album del Il Teatro degli Orrori è epico e intimo allo stesso tempo.
Ed è importante, per quello che dice e per come lo dice.

 
 

Links utili:

www.ilteatrodegliorrori.com
www.latempesta.org 

 
 
loading... loading...