Divenire stranieri

Ascoltare Forecasts ep dei Planet Brain è ascoltare un lavoro perfetto. Perfetto nel senso etimologico del termine: compiuto, che non ha alcun mancamento.

Le prime tre tracce (at least since monday, yesteryear, believe/november/slowly), nella loro equilibrata essenzialità, sono la perfetta e impercettibile introduzione alle profezie espresse nella seconda parte dell'ep, in un incedere simmetrico, così come è simmetrico e impercettibile quell'attimo, quella svolta del respiro, che intercorre tra inspirazione ed espirazione - momento che vedrei in slowly.

Disseminato in Forecasts ep vi è un fitto gioco di loop e delay, che non è sterile espediente stilistico, ma esigenza comunicativa, tesa a suggerire come vi sia un rimando di differenze e ripetizioni a fondamento della compattezza di questo lavoro, come di ogni opera umana. La voce di Marcello Batelli si differenzia e si ripete fino a farsi estranea a sé e come scrisse Deleuze - in merito all'opera letteraria, ma concetto che estenderei alla comunicazione in generale - un'opera per dire qualcosa di nuovo deve parlare una lingua straniera rispetto al proprio fondamento, quasi in sorta di balbettio virtuoso; e cos'è il loop se non la versione contemporanea di tale balbettio?

Ecco che la lingua inglese, non lingua madre, si rivela doppiamente straniera, poiché i testi sono tutt'altro che ammiccanti e accessibili, ma umbratili ed evocativi. Allora la scelta dell'inglese non è una maschera per fare musica senza di alcunché, quanto lo smascheramento e il debordare dei e dai limiti di una lingua che non è la propria. E' pertanto evidente come un lavoro di questo tipo non possa prescindere da una grande maturità compositiva, nonché da una certa alterezza, dalla quale scorgere il proprio valore: “the angel wants to be ignored” (why bother).

Piergiorgio Svaluto per Sherwood.it

PLANET BRAIN - Forecast #1: Why Bother (videoclip) from Planet Brain on Vimeo.

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